Genova – Sono passati 53 anni ma il ricordo della tragedia dell’affondamento della London Valour resta bene impresso nella memoria di chi l’ha vissuto. Il 9 aprile del 1970 si consumava una delle pagine più tragiche ed eroiche della storia del mare. Una burrasca di eccezionale violenza investe il porto di Genova e la London Valour, nave mercantile da 26.000 tonnellate, urta violentemente contro la scogliera del porto spezzandosi in due tronconi.
Via mare arrivano diverse imbarcazioni in soccorso. Tra quelle l’imbarcazione della Capitaneria di Porto al comando del tenente di vascello Giuseppe Telmon (CP 233) che riesce a salvare 26 persone dell’equipaggio.
Con lui, a sfidare la furia del mare, anche un elicottero dei Vigili del Fuoco con la “libellula” del capitano Rinaldo Enrico, e tutti i mezzi navali disponibili, uniti nel disperato tentativo di salvare quante più vite possibile.
Meno visibile ma ugualmente efficaci furono altri uomini del corpo nazionale dei vigili del Fuoco che sono intervenuti sulla diga, colpiti dalle stesse onde che squassavano lo scafo della nave sugli scogli, squarciandolo e disperdendo in mare tutta la nafta utilizzata come carburante.
E in quella nafta che rendeva la superficie del mare qualcosa di aggressivo, appiccicoso e avvolgente, alcuni Vigili del Fuoco, si tuffarono ricacciando indietro la paura di non riuscire, cercando di recuperare ogni singolo uomo in mare, e, spesso, riuscendovi.
L’intervento dei Vigili del Fuoco non si esaurì nell’immediatezza del naufragio, ma proseguì nei giorni immediatamente successivi, con la ricerca dei dispersi e la delicata opera di recupero delle salme.
Purtroppo, nonostante lo sforzo di tanti, venti persone dell’equipaggio non tornarono alle loro case.