Genova – Proseguono le indagini sulla rete di complicità che ha garantito al latitante della Ndrangeta Pasquale Bonavota, 49 anni, la relativa libertà di movimento nel capoluogo ligure.
Una casa nel quartiere di San Teodoro, le visite alla moglie che abita e lavora come insegnante in una scuola di Sampierdarena e un flusso di denaro che permetteva un tenore di vita abbastanza agiato.
Ieri l’arresto dopo anni di indagini condotte dal ROS e dai comandi provinciali Carabinieri di Vibo Valentia e Genova. Il boss della malavita organizzata è stato fermato mentre pregava in chiesa, nella cattedrale di San Lorenzo, in pieno centro cittadino.
L’uomo ha tentato di far credere ad un errore ed ha mostrato una carta di identità con il nome di un’altra persona ma con la sua foto ma i carabinieri erano sulle sue tracce e sapevano perfettamente con chi stavano parlando e lo hanno condotto all’esterno e poi ammanettato.
Nella sua abitazione sono stati trovati 20mila euro in contanti e diversi documenti intestati a persone diverse e incensurate cui erano state modificate le fotografie. Ora le indagini si concentrano proprio su queste persone, per capire se e quanto fossero consapevoli di aiutare un ricercato a sfuggire alla Legge.
Pasquale Bonavota era inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno.
L’uomo era destinatario di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, nell’ambito dell’indagine Rinascita–Scott del Ros, dal Tribunale di Catanzaro, poiché ritenuto responsabile dei delitti di partecipazione ad associazione mafiosa con il ruolo di promotore della cosca Bonavota rientrante nella locale di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio (VV).
Il boss era l’unico soggetto rimasto in stato di latitanza a seguito dell’esecuzione dell’operazione Rinascita–Scott che, il 19 dicembre 2019, ha portato all’arresto di 334 soggetti ritenuti appartenenti alle strutture di ‘ndrangheta della provincia vibonese.
Le indagini sono state dirette dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, guidata dal Nicola Gratteri.
“L’arresto a Genova del boss ndraghetista latitante Pasquale Bonavota dimostra ancora una volta la centralità della Liguria, non solo nei traffici di droga nei porti, ma anche nelle trame organizzative della criminalità organizzata”. Così il presidente della Commissione Regionale Antimafia della Liguria Roberto Centi, nel commentare la notizia dell’arresto di Pasquale Bonavota.