Genova – Tra smentite e precisazioni si fa più complesso il “caso” del rifiuto Vaticano alle donazioni del colosso degli armamenti italiani, Leonardo, agli ospedali pediatrici. Se resta confermato il “no” del Bambin Gesù di Roma alla presunta donazione di un milione e mezzo di euro, pare per l’intervento diretto della Santa Sede, non è ancora chiara la vicenda della donazione all’ospedale Gaslini di Genova.
L’ospedale, a seguito delle notizie pubblicate da alcuni Media, circa la possibilità che la somma sia stata “deviata” proprio alle casse del Gaslini, rispondeva nel pomeriggio con una nota nella quale si smentiva la donazione.
“In merito alla notizia diffusa questa mattina da organi di stampa nazionali – scrive l’Ufficio Stampa dell’ospedale pediatrico genovese – l’Istituto Giannina Gaslini segnala che non ha ricevuto proposta di donazione pari a 1 milione e mezzo di euro da parte del gruppo industriale Leonardo. Né l’Istituto Giannina Gaslini né la sua fondazione dedicata al fund-raising Gaslininsieme hanno ricevuto la proposta oggetto di questa comunicazione. Eventuali future offerte di donazione da parte di Leonardo saranno valutate e comunicate con la massima trasparenza”.
In serata, però, Leonardo, attraverso il suo Ufficio Stampa contro-replica e scrive
“In riferimento all’articolo omiss, Leonardo precisa che la ricostruzione giornalistica nella modalità, nella forma e nelle cifre non corrisponde alla realtà dei fatti” e aggiunge che “Leonardo, in occasione delle festività natalizie, ha effettuato una donazione alla Fondazione Gaslininsieme ETS”.
In attesa della risposta-replica del Gaslini sembra utile segnalare anche l’intervento The Weapon WATCH – l’ Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei sulla sua pagina Facebook che cerca di fare chiarezza sulle “motivazioni” che avrebbero portato al rifiuto Vaticano ad accettare la donazione al Bambin Gesù e, per coerenza, dovrebbe aver portato al rifiuto anche della Fondazione Gaslini che dirige l’ospedale eccellenza italiana delle cure pediatriche ed il cui presidente è l’arcivescovo di Genova Marco Tasca.
L’Osservatorio sulle Armi smentisce infatti Leonardo quando afferma che le armi italiane non sono utilizzate negli scenari di guerra attuali
“Dobbiamo smentire l’azienda delle armi sotto controllo governativo – scrive su Facebook The Weapon WATCH – nella guerra di Israele contro la popolazione palestinese non solo sono presenti armi di Leonardo, ma queste sono state impiegate in azioni di bombardamento indiscriminate su aree urbane densamente abitate.
Su siti specializzati anche italiani è circolato un breve filmato attribuito alle Forze armate israeliane (IDF) * , in cui si mostrano navi da guerra al largo dalla costa di Gaza che sparano e colpiscono le aree urbane settentrionali della Striscia. Il bombardamento su aree abitate da popolazione civile è stato effettuato con cannoni navali super rapidi Oto Melara 76/62 Multi-Feeding da 76mm, costruiti nello stabilimenti Leonardo (ex Oto Melara) della Spezia”.
“Tali cannoni – scrive ancora The Weapon Watch – sono stati consegnati alla Marina militare israeliana nella base navale di Haifa il 13 settembre 2022 con apposita cerimonia, e montati su due nuove corvette della Marina militare israeliana. Le corvette impegnate nella loro prima azione in battaglia sono INS Magen e INS Oz, le unità navali più grandi e più moderne della Marina militare israeliana. Appartengono a una commessa di quattro corvette della classe Sa’ar-6, ordinate nel maggio 2015, costruite in Germania dai cantieri ThyssenKrupp e consegnate tra dicembre 2020 e maggio 2021. All’ordine, il costo di ciascuna era stimato di poco inferiore ai 600 milioni di dollari, sostenuto per due terzi dal governo israeliano e per un terzo da quello tedesco. La ragguardevole spesa era stata a suo tempo giustificata con la necessità di difendere i giacimenti di gas metano che Israele controlla nel Mediterraneo e che sono rivendicati dagli stati confinanti. Ora sono state impiegate per la prima volta nella guerra interna contro i palestinesi di Gaza, occasione propizia per testare sistemi ed equipaggio, e potranno essere impiegate anche in azioni di guerra contro le postazioni di Hezbollah in Libano”.
L’osservatorio The Weapon Watch precisa anche che “i cannoni Oto Melara 76/62 sono adottati da numerose marine militari nel mondo, tra cui dal 1969 da quella israeliana. A seconda del tipo di munizionamento, hanno una gittata dai 20 km (munizioni convenzionali) ai 35 km (munizioni Vulcano guidate o non guidate), fino ai 50-70 km raggiunti dai missili antiaerei Barak-8 MR-SAM montati sulle nuove corvette. **
L’osservatorio the Weapon Watch ribadisce il proprio impegno a rendere pubblici gli interessi delle aziende italiane più implicate nell’economia di guerra.
* https://twitter.com/GlobeEyeNews/status/1713948703747354791
** https://www.navalnews.com/…/israeli-navy-accepts…/