Genova – Si decide oggi il futuro delle indagini sull’omicidio di Nada Cella, la ragazza di 24 anni trovata trucidata nell’ufficio dove lavorava a Chiavari, nel maggio del 1996.
Il giudice dovrà decidere se rinviare a giudizio l’unica indagata per il delitto, che già una volta era entrata ed uscita dalle indagini, o se invece, come già accaduto, si debba archiviare il caso perchè le prove disponibili sono frammentarie e non sufficienti a condannare una persona, sebbene molti elementi indiziari possano “muovere” in quel senso.
La decisione doveva essere presa due settimane fa ma il giudice aveva disposto un supplemento di indagini che, a molti commentatori, aveva già detto molto su come potrebbe andare a finire il caso.
Quindici giorni per trovare una prova decisiva, un elemento sino ad ora non emerso. Magari la famosa “signorina” che telefonava fornendo indicazioni su quanto avvenuto ma che non si è mai presentata alle forze dell’ordine. Oppure una delle altre quattro “signorine” indicate sempre dall’anonima testimone in altre telefonate e che, evidentemente, erano a conoscenza delle stesse informazioni.
Per 28 anni i segreti sono stati custoditi gelosamente, sepolti probabilmente con le testimoni e sotto una coltre di “silenzi misteriosi” e improponibili “coperture” su cui si è scritto moltissimo senza mai arrivare a nessun nome e cognome.
Nessun elemento nuovo è previsto dalle analisi del DNA che sembrava dovessero stravolgere il caso e nessuna novità dalle analisi fatte da mega esperti che hanno avuto – almeno sino ad ora – l’unico merito di aver fatto riaprire il caso che già una volta era finito nel dimenticatoio.
Oggi, dunque, potrebbe essere il giorno della verità per il caso dell’omicidio che ha sconvolto Chiavari e che, ancora adesso, turba il sonno di chi, all’epoca dei fatti, ebbe un ruolo, diretto o indiretto, nel “seppellire” la verità.
La persona indagata per la seconda volta non potrà essere processata se non ci saranno gli elementi sufficienti e tornerà ancora una volta libera come prevede la Giustizia italiana che considera innocente chiunque venga indagato, sino alla sentenza definitiva.
Una garanzia per tutti i Cittadini e una condanna al silenzio per un caso che difficilmente, dopo questa nuova indagine, ne vedrà una terza.
Parenti e amici di Nada Cella attendono da 28 anni che il caso abbia Giustizia ed è comprensibile il loro stato d’animo.
Resta incredibile che, per tanti anni, una verità molto probabilmente molto più complessa e articolata di quanto sin qui emersa, sia stata conservata, nascosta e occultata da una serie di persone e personaggi che rischia di restare impunita.