Genova – Centinaia di agricoltori in piazza, questa mattina, davanti alla Regione Liguria, in piazza De Ferrariper chiedere un “piano straordinario” per affrontare di petto l’emergenza cinghiali che, secondo le denunce degli operatori, rischia di far chiudere molte aziende a conduzione familiare.
La manifestazione di Coldiretti Liguria chiede che Regione Liguria e tutti i soggetti che hanno voce in capitolo, si mobiliti per affrontare l’emergenza cinghiali, ormai fuori controllo su tutte le province, da levante a ponente.
Ai numerosi agricoltori si sono aggiunte anche le voci dei cittadini, che lamentano problematiche relative a ingombro di cinghiali nelle vie pedonali della città, nelle spiagge e sulle strade che percorrono gli automobilisti. Una piaga, questa, che c’è chi ha pagato con la vita. Nello specifico, secondo i dati dell’Osservatorio ASAPS, a livello nazionale nel 2023 ci sono stati 193 incidenti gravi da animali che hanno causato 11 morti e 232 feriti, di cui ben 170 con animali selvatici, tra cui cinghiali. “Al di là del numero, dipende che storia abbiamo intenzione di raccontare qui oggi,” hanno spiegato Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale “non si può negare che questa sia una piaga non solo per l’agricoltura, ma per l’intera società”. A tal proposito, è stata letta pubblicamente la lettera che ha inviato Giacinto Picozza, Presidente dell’Associazione Vittime della Strada, per ricordare che “ogni sinistro non è solo un numero, ma una storia di sofferenza, di vite sconvolte e, purtroppo, talvolta spezzate.”
Durante la manifestazione hanno preso parola anche tutti i membri di giunta regionale di Coldiretti, con i Direttori delle Province e alcune importanti testimonianze degli imprenditori che hanno subito particolari danni. Si è ribadito come la conta dei danni da cinghiali alle produzioni agricole, ogni anno, generi una perdita in termini reddituali di rilevanti proporzioni che, soprattutto in determinati areali di tutte le province liguri, mettono a rischio la continuità dell’attività produttiva.
“Quello che abbiamo chiesto oggi a gran voce al Vice Presidente Piana è di stabilire un Piano Straordinario regionale che preveda che si amplino le tipologie di soggetti che possono essere chiamati a intervenire a supporto del proprietario o conduttore del fondo a difesa del terreno agricolo”. Ma non solo: ad oggi, pur essendo normata l’autodifesa, come peraltro dalla scrivente Coldiretti Liguria auspicato e più volte richiesto, le procedure attuative non consentono la tempestività di intervento. “Se io agricoltore ho un cinghiale che mi devasta il campo, non posso aspettare quindici giorni prima di un intervento. Così facendo il mio raccolto muore e non rimane più niente da salvare.” Procedure più snelle, dunque, e possibilità di intervento anche in aree protette.
“Chiediamo quindi che si possa ampliare il numero di soggetti che possono effettuare l’attività di depopolamento. Lo strumento invece delle guardie venatorie volontarie,” hanno concluso, “riteniamo possa essere utile a supporto di tale attività, e dunque ne va promossa e incentivata la formazione, con la creazione di corsi ad hoc che ne consentano la relativa abilitazione.
Si è parlato poi di Peste Suina Africana, che proprio in Liguria ha raggiunto il picco italiano: Genova è ad oggi la provincia in Italia con il maggior numero di ritrovamenti di capi infetti, con ben 812 capi rilevati al 30 giugno 2024; stesso primato negativo spetta alla conta regionale, che con 975 capi infetti ritrovati sui 2.340 rilevati a livello nazionale, si aggiudica la coccarda come peggior regione italiana. (fonte: Bollettino epidemiologico nazionale).
La risposta del presidente ad interim della Regione, Alessandro Piana, non si è fatta attendere.
Piana ha ricordato il piano di risarcimento danni da ungulati che ha visto l’erogazione dal 2019 al 2023 di 1,1 milioni di euro, a cui si aggiungono 3 milioni di euro erogati dal 2019 dal Piano di sviluppo rurale per opere di prevenzione dei danni da fauna selvatica, per la tutela delle attività produttive e la conservazione della biodiversità, oltre a un progetto portato avanti con l’Università di Genova per la realizzazione di recinzioni comprensoriali in diversi comuni liguri.
“Comprendiamo le ragioni della protesta – ha detto il presidente ad interim Piana – La Regione è impegnata a ricevere le richieste degli agricoltori e a trovare una soluzione. Riteniamo da sempre che gli imprenditori agricoli siano un punto di riferimento importante per l’ambiente, per i consumatori, per il turismo e per l’economia in generale. Vogliamo ricordare che siamo stati la prima regione – ha detto Piana – ad aver autorizzato l’autoconsumo dei capi sani nelle zone colpite dalla PSA, per incentivare l’abbattimento. Fondamentale il lavoro svolto dal Nucleo regionale di Vigilanza faunistica-ambientale nelle attività di controllo faunistico, che ha raddoppiato gli abbattimenti. Il nostro obiettivo è quello di dirigere i finanziamenti verso le opere di prevenzione, molto più utili rispetto al risarcimento danni, e stiamo lavorando per accelerare l’erogazione degli indennizzi per andare incontro alle legittime richieste dei coltivatori. Importanti risorse, pari a 200 mila euro, sono state inoltre destinate ad incentivare le attività di depopolamento ad opera dei cacciatori e degli ambiti territoriali di caccia”.
“Il lavoro svolto in questi mesi– ha concluso il presidente ad interim Piana – è stato continuo e, anche se il numero di cinghiali abbattuti non corrisponde esattamente a quanto previsto, ci impegneremo a rafforzare ulteriormente tutte quelle misure che aumentano la sicurezza e che sono necessarie ai nostri coltivatori”.
Dura la replica degli animalisti e delle associazioni di tutela degli animali che hanno bollato la protesta come l’ennesima prova della “ossessione contro la fauna selvatica” di alcune associazioni “troppo vicine al mondo della Caccia”.
La proposta dell’associazione Gaia: “abbattimenti errore tecnico, usiamo la scienza. Mettiamo insieme associazioni agricole, ambientaliste, Università e centri di ricerca”.
Dal presidio odierno in piazza De Ferrari, organizzato da un’associazione agricola, sono giunte le solite frasi fatte contro la fauna selvatica e soprattutto contro i cinghiali. Nonostante una deregulation, frutto di continui aggiustamenti normativi, che di fatto permette l’abbattimento dei cinghiali quasi in ogni momento e luogo, le lamentele di alcune associazioni di settore non si placano ma anzi aumentano.
“Viene da chiedersi quindi se i provvedimenti presi stiamo servendo a qualcosa”, commenta il presidente di Gaia Animali & Ambiente Edgar Meyer “o se non si stia percorrendo una strada sbagliata, oltre a voler ingigantire il problema. Preme ricordare che la responsabilità ricade storicamente sul mondo venatorio, che nel passato ha contribuito alla diffusione di cinghiali con liberazioni e pasturazione al fine di aumentare la popolazione della specie. Inoltre, come dimostrato da più studi, la caccia al cinghiale -soprattutto nella classica forma della braccata- ha ancor più contribuito all’incremento della specie”.
Lo studio pubblicato da ISPRA sulla gestione del cinghiale nel periodo 2015-2021 dimostra che la caccia non è il metodo più efficace per ridurre il numero di cinghiali e senza un approccio basato su dati certi e pianificazioni coerenti non si possa arrivare ad una soluzione della questione.
Ma in piazza De Ferrari è andata invece in onda la solita fiera dei numeri sparati a casaccio (sul numero dei cinghiali che abitano l’Italia e la Liguria, ad esempio). Mentre si dichiara guerra agli animali, visti i risultati sarebbe il caso di far tacere i fucili e far parlare la Scienza.
“Ai dirigenti di Coldiretti facciamo una proposta”, conclude Meyer. “Per risolvere il loro problema investano qualche euro nel controllo demografico farmacologico tramite i vaccini immunocontraccettivi”, conclude Meyer. “E’ necessario incidere sulla natalità, non sulla mortalità”. Il Ministero della Salute ha finanziato progetti di sterilizzazione farmacologica dei cinghiali al cui bando Regione Liguria, forse impegnata in altre faccende, non ha partecipato. Ma la strada, visto il fallimento delle politiche di abbattimento, è quella: mettere insieme Università, centri di ricerca, associazioni agricole e associazioni ambientaliste. Gli abbattimenti sono un errore tecnico.