cinghiale mirino cacciaGenova – La peste suina africana è ben lontana dall’essere sconfitta e gli animalisti tornano alla carica per denunciare il fallimento delle azioni avviate sin qui per “contrastarla” e per chiedere un deciso “cambio di rotta”.
“In due anni e mezzo di PSA – denuncia l’associazione Gaia Animali e Ambiente – sono già passati due Commissari straordinari. Dopo Angelo Ferrari lascia anche Angelo Caputo. Le Regioni vanno in ordine sparso: le accomuna solo l’unidirezionale e fallimentare strategia delle uccisioni, sempre più deregolamentata, che non ha portato certo al contenimento della PSA ma al contrario alla sua espansione, come abbiamo più volte denunciato rifacendoci alle indicazioni del mondo scientifico”.

Un’ulteriore autorevole conferma della posizione tenuta dagli animalisti arriva ora dagli esperti europei di EU-VET (Veterinary Emergency Team) della Commissione Europea che nei primi giorni di luglio hanno visitato la Lombardia e l’Emilia-Romagna e hanno presentato nelle scorse settimane il loro rapporto nel corso di in una riunione tra Commissione e Stati Membri.
Il rapporto contiene una forte critica alla gestione al contrasto della PSA in Italia e indica raccomandazioni ben diverse dalle pratiche portate avanti dalle Regioni e dall’ormai ex Commissario Caputo.

Nel documento ufficiale, datato 2 – 4 luglio 2024, dal titolo “PSA nei cinghiali e nei suini domestici del nord Italia nel 2024”, tra le altre cose si legge “…le misure di caccia possono anche avere un effetto controproducente e portare alla diffusione della malattia… Ridurre a zero la popolazione dei cinghiali sembra un obiettivo difficile da raggiungere. Invece, le popolazioni di suini domestici dovrebbero essere protette da buone misure di biosicurezza.”

Anche l’Associazione Italiana Veterinari Uniti per la Salute, che per prima ha divulgato il documento, esprime giudizi drastici arrivando a dire che “in Italia di applicano misure di controllo che sembrano elaborate al bar dello sport”, si legge sul loro sito.
“Avevamo qualche sospetto fosse così qui in Regione Liguria”, dichiara sarcastico Roberto Gallocchio referente genovese di GAIA Animali e Ambiente, “dai ritardi nel fermare l’attività venatoria nel 2022 -il 7 gennaio il primo caso reso pubblico ad Ovada e domenica 9 continuavano le braccate al cinghiale-, alla disastrosa e tardiva installazione di recinzioni, alle ultime recenti elargizioni al mondo venatorio con la taglia su ogni capo ucciso, la possibilità dell’autoconsumo delle carni, le facilitazioni al cosiddetto depopolamento. Ci auguriamo un prossimo nuovo corso in Regione Liguria che ci faccia dimenticare l’assessore asservito al mondo venatorio e in perenne conflitto di interessi”.

Sul piano nazionale l’associazione propone una visione innovativa anche a medio-lungo termine. “Come raccomandano gli esperti europei”, interviene Edgar Meyer, presidente nazionale di GAIA, “occorre predisporre nell’immediato dei seri sistemi di biosicurezza che preservino i maiali dal contagio e fermare ogni uccisione nelle aree di restrizione per non agevolarne la diffusione. A medio e lungo termine programmare interventi di sterilizzazione farmacologica dei cinghiali. Chiediamo al Ministero della Salute e alle Regioni di stanziare i fondi adeguati a questo scopo, ma chiediamo anche alle potenti associazioni dei coltivatori di sostenere campagne di controllo demografico farmacologico investendo nei vaccini immunocontraccettivi, in collaborazione con le autorità sanitarie.
Non è però più derogabile una riconversione della zootecnia che concentra negli allevamenti numeri enormi di animali sofferenti e così facilmente vulnerabili a virus e malattie, evidentemente insostenibili anche sul piano ambientale”.