Genova – Accoglienza non proprio “benevola” per l’insediamento temporaneo della carovana dei “giostrai” che viaggiano con il Luna Park che sta per essere inaugurato a Ponte Parodi.
La presenza della grandi e confortevoli case viaggianti negli spazi vicini all’Aeroporto Cristoforo Colombo non è passara inosservata e, specie sui social, si è scatenata una rovente discussione sulla “idoneità” dei luoghi.
Con la indisponibilità di piazzale Kennedy per il Luna Park, infatti, è nata l’esigenza di trovare una sistemazione alternativa ai “baracconi” ma anche per l’insediamento delle famiglie dei gestori e dei lavoratori che viaggiano insieme alle attrazioni e si spostano, come nomadi, da una città all’altra, da una meta a quella successiva.
Identificato Ponte Parodi come location per il Luna Park, con luci ed ombre che ogni anno tornano a far discutere, restava da trovare un posto per il “villaggio viaggiante” e quest’anno si è pensato, appunto, all’area vicina all’aeroporto.
Una presenza che ha già fatto discutere visto che c’è chi si domanda se il luogo, rumoroso per partenze e arrivi degli aeromobilii, sia adeguato per le famiglie che dovranno restare per tutto il tempo delle vacanze natalizie, a contatto con forti rumori e, probabilmente, anche di qualche “rischio” in più visto che gli aeroporti difficilmente vengono realizzati a breve distanza dalle case, per motivi di sicurezza.
La pubblicazione di alcune immagini del villaggio dei giostrai ha anche scatenato commenti razzisti e discriminatori visto che c’è chi è convinto che l’arrivo della carovana “coincida” con l’impennata di furti negli appartamenti. Una diceria che getta fango su persone che lavorano e che fanno una vita complicata e non da tutti.
In attesa che i dati che potrebbero essere forniti dalle forze dell’ordine smentiscano la “leggenda metropolitana” alcune pagine social collezionano interventi che altrove hanno già fatto scoppiare casi giudiziari.
A Sanremo, ad esempio, i giostrai hanno denunciato 4 persone proprio per i commenti pubblicati on line e con riferimenti alle dicerie. Una scelta fatta per tutelare le famiglie ma anche la onorabilità di chi ha scelto di fare una vita nomade per lavoro.

























