In pochi sanno che piazza De Ferrari, nel cuore di Genova, è intitolata ad un nobile che uccise un domestico.
La vicenda, mai chiarita sino in fondo, portò Luigi Raffaele De Ferrari, Duca di Galliera e Principe di Lucedio, ad abbandonare la città natale per rifugiarsi, in una sorta di esilio volontario, nella bella città di Parigi.
Le cronache dell’epoca parlano di un “incidente”, con il Duca di Galliera che spara per errore un colpo di arma da fuoco con una pistola che stava pulendo.
Chi maneggia armi, però, sa bene che è piuttosto difficile che un appassionato tenga pistole o fucili carichi in casa e, soprattutto, che difficilmente ci si accinge ad una pulitura dell’arma senza aver controllato accuratamente che sia scarica.
Le vicende giudiziarie legate a questo genere di eventi, inoltre, portano spesso all’accertamento dell’azione volontaria o dolosa.
Luigi Raffaele De Ferrari venne però scagionato e la morte del domestico, colpito da un colpo mortale, venne dimenticata.
Il protagonista, però, decise di ritirarsi a Parigi, forse per la vergogna di un simile errore o forse perchè, già allora, l’eventuale estradizione tra Francia e Italia era un processo molto lento.
Luigi Raffaele De Ferrari, tornò in Italia, nella sua Genova, a fatti “chiariti” e qui morì il 23 novembre del 1876.
E’ sepolto a Voltri, nel santuario della Madonna delle Grazie, proprio sopra le celebre villa patrizia che ancora sorge sulle alture del quartiere genovese.
Figlio di Andrea De Ferrari e Livia Ignazia Pallavicino, Luigi era nipote del doge Raffaele Agostino De Ferrari, da cui ereditò il secondo nome.
Il Duca di Galliera prese in moglie Maria Brignole Sale quando era ancora 17enne ed ebbe tre figli, Livia, Andrea e Filippo.
Nato a Genova il 6 luglio 1803, fu tra i più grandi investitori nel nascente business del trasporto ferroviario e del Porto di Genova nel quale investì forti somme di denaro per importanti lavori di miglioramento.
Certamente uno degli imprenditori più noti a Genova, fu anche un mecenate e sostenitore dell’arte e della cultura.
De Ferrari fu tra i grandi sostenitori anche dell’Accademia Ligustica di Belle Arti che sorge proprio in quella piazza che venne intitolata al nobile e senatore del Regno di Sardegna nel 1887.
Gli anni della vecchiaia non furono certamente facili per il nobile genovese che dovette convivere con l’ombra della morte del domestico ma anche con quella della morte di due dei tre figli e con l’ultimo terribile “affronto”: quello del terzo figlio che ripudiò il nome del casato ponendo fine alla dinastia.