Proseguono le indagini sulla morte di Lidia Macchi, trovata uccisa il 7 gennaio 1987. La giovane, frequentatrice del gruppo di Comunione e Liberazione uccisa con 29 coltellate al termine di una violenza sessuale. Per la procura di Milano è Stefano Binda, ex compagno di scuola del Liceo Classico, l’assassino della giovane e, per dimostrarlo, esaminano la lettera inviata da una mano sconosciuta e riconosciuta da una comune amica.
Anche Binda frequentava Comunione e Liberazione ed era effettivamente compagno di scuola di Lidia e gli esperti calligrafi confermano che è l’autore della lettera.
Lidia Macchi prende in prestito la macchina dai genitori per recarsi a Cittiglio, ufficialmente per andare a trovare un’amica ricoverata in ospedale ma forse incontra Binda.
Viene violentata poco lontano e poi, una volta rivestita, viene uccisa con 29 coltellate.
Nelle indagini si scopre che su un quaderno del formato dei fogli inviati per lettera si trovano altri scritti che potrebbero indicare un ruolo di Binda nell’omicidio.
Ma nell’interrogatorio di garanzia l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ad aggravare la situazione la decisione, nel 2000, di distruggere i reperti contenenti il liquido seminale trovato sul corpo di Lidia Macchi. Senza quella prova sarà difficile, in assenza di una confessione, arrivare ad una verità assoluta.