cocaina
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Genova – Lo hanno arrestato seguendo le tracce delle fotografie che postava sul suo profilo Facebook nonostante fosse ricercato in Italia per la morte di un corriere della droga.
La polizia genovese ha arrestato, lo scorso 4 ottobre, su un’isola caraibica della Repubblica del Costa Rica, un 49enne pregiudicato, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Genova per i reati di omicidio aggravato e importazione di sostanze stupefacenti in concorso.
L’uomo, latitante dal 2013, è stato localizzato grazie alle indicazioni fornite dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Genova, tramite il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, all’Ufficio Interpol di San José (Repubblica di Costa Rica).
Le indagini condotte dal personale della Sezione Antidroga avevano preso avvio dalla morte di Salvatore Ramponi, marittimo genovese di 37 anni, avvenuta il 20 ottobre 2011.
Durante il viaggio di ritorno in aereo dal Costa Rica, l’uomo era deceduto a causa di un’overdose provocata dalla rottura di uno dei 90 ovuli occultati nelle cavità naturali, contenenti complessivamente circa 500 gr. di cocaina.
In particolare, a seguito dei gravi elementi di responsabilità raccolti, l’uomo arrestato in Costa Rica era stato individuato quale procacciatore nel paese sud americano nonché quale venditore di consistenti quantitativi di cocaina ai componenti di un gruppo criminale attivo nello spaccio a Genova, facente capo al pregiudicato Francesco Raschellà, nato a Catanzaro nel 1974 ma da tempo residente a Genova, arrestato nel 2013 con altri otto complici.
Ramponi, secondo le indagini avrebbe svolto per il gruppo ruolo di corriere “ovulatore” insieme ad una ragazza genovese residente nel ponente cittadino che, nel corso delle indagini, era stata arrestata all’aeroporto di Newark nello Stato del New Jersey nel dicembre del 2011, due mesi dopo il decesso di Ramponi, mentre trasportava 500 gr. di cocaina in una borsa da viaggio con doppiofondo.
A tradire il ricercato alcune sue foto al mare dei Caraibi, postate su facebook, utilizzando account “coperti”, ovvero a lui non riconducibili, ma individuati dagli agenti della Squadra Mobile.