Genova – Sono passati sei anni da quel terribile 27 luglio 2011, quando Amy Winehouse venne trovata priva di vita all’interno del suo appartamento di Londra.
A ritrovarla fu Andrew Morris, la sua guardia del corpo che con la star aveva un rapporto di profondo affetto.
La notizia della morte di una delle voci più inconfondibili della storia della musica colse tutti di sorpresa. La dipendenza da alcol e droga era stata quasi completamente sconfitta ma la sera prima della sua morte, forse in un momento di debolezza, Amy esagerò con la vodka e questo le risultò fatale.
Una leggenda della musica, consacrata a tale anche per la sua morte precoce avvenuta a 27 anni, come Janis Joplin.
Un’anima fragile, la sua, fatta apposta per la musica ma non in grado di reggere la grande pressione portata dalla fama, arrivata improvvisa dopo l’exploit dell’album “Frank” e dopo la consacrazione avvenuta con “Back to Black“, che le valse la conquista di ben cinque Grammy Awards.
Un genio creativo, fondatrice per molti del cosiddetto Soul Bianco, che ancora tanto avrebbe potuto dare alla musica se non fosse scivolata, travolta dal ritmo frenetico e dalle imposizioni del mercato che le stavano strette.