Sanremo – Il 3 febbraio 1984 i Queen si esibirono al Festival di Sanremo. Per la prima volta in Italia. Sono passati trentacinque anni e quella rimane una delle perle della storia del festival, negli anni in cui artisti stranieri di enorme spessore venivano chiamati a calcare il palco dell’Ariston come ospiti. Attorno a quei pochissimi, convulsi giorni, si svilupparono storie, commenti, dicerie, come spesso accade attorno alle star.
I Queen venivano dalla bruttissima esperienza di Hot Space (1981), in cui il cambio di sonorità era stato decisamente troppo spinto, tanto che l’album si era piazzato al 22° posto della classifica americana e aveva deluso un po’ tutti, gruppo compreso che vide il proprio lavoro arrivare “solo” al disco d’oro. Per la verità, dal vivo – si pensi, ad esempio, ai risultati ottimi del Live at The Bowl del 1982 – i brani dell’album risultavano più efficaci nella versione prepotentemente rock. Finito il tour quasi tutti si lanciarono in progetti solisti, tranne John Deacon.
Dopo questo periodo brevissimo di riflessione, durato praticamente solo un anno, i Queen erano intenzionati a rimettersi in gioco e decisero finalmente di lavorare ad un nuovo album che, di buon auspicio per la ritrovata voglia di coesione e lavoro assieme, chiamarono The Works, uscito nel 1984. Pare infatti che Taylor in sala prove disse “Let’s give them works” che significa più o meno: “Facciamogli il servizio completo”. Il 23 gennaio lanciarono il primo singolo Radio Ga Ga con tanto di costosissimo video, ispirato al capolavoro “Metropolis” di Fritz Lang del 1927. I Queen andarono in giro per il mondo a promuovere il loro nuovo album approdando così anche a Sanremo.
Molti sostennero che il gruppo si irritò fortemente per essere stato “costretto” a cantare in playback. Cosa in realtà comune a molti programmi musicali del’epoca. L’impressione è che, in realtà, si volesse dare fuoco alle polveri per una situazione complessiva del Festival che, per la prima volta nella sua storia, vedeva la totalità dei concorrenti cantare in playback. I Queen, si sa, non apprezzavano quel tipo di esibizione e certamente facevano di tutto per ostentarlo ma erano abituati a programmi come Top of the Pops e altri palinsesti internazionali in cui era d’obbligo usare lo stesso metodo. Come dichiarato da Peter Hince, membro dello staff del gruppo, invece, i Queen sapevano del playback da molto tempo. Si vociferò poi di una pesante lite tra Freddie Mercury e Brian May poco prima dell’esibizione.
Presentati da Pippo Baudo e Beppe Grillo, i Queen si esibirono con i soliti slanci fisici di Freddie che accese il pubblico compassato dell’Ariston. Furono filmati anche il giorno successivo. Nella prima esibizione, in cui Freddie si esibì con giacca bianca, iconiche frecce nere e canottiera sportiva in cui, tenne lontano il microfono per quasi tutta l’esibizione. Il 4 febbraio sfoggiò invece una giacca rossa e attillatissimi pantaloni bianchi, e stavolta, senza provocazioni o insofferenze, si esibì con il microfono in perfetta finzione. Pace fatta.
Per la conferenza stampa, fecero attendere i giornalisti per circa un’ora e mezza mentre in sottofondo andavano in loop le canzoni di The Works. Che i Queen, con i giornalisti, non avessero un ottimo rapporto è risaputo. Non stupisce quindi che le interviste dell’epoca poco o niente abbiano di eccezionale, se non per qualche accenno sull’amore di Freddie per le voci di Aretha Franklin e Rod Stewart, sui progetti per i video musicali e progetti solisti che si interruppero per il tour mondiale.
Fu una conferenza stampa estremamente informale, tutti assiepati attorno a tavolini, con birre, microfoni e taccuini alla mano e i membri della band a bere e chiacchierare come in un bar. O almeno l’impressione fu quella.
Una tappa del tour toccò il Palazzetto dello Sport di Milano con due serate, il 14 e il 15 settembre, come aveva promesso Freddie durante l’intervista fatta proprio a Sanremo.
Matteo Frulio