Genova – Nonostante una stagione pessima per la produzione del miele, causa il maltempo che ha ostacolato l’avvio di stagione, ad aprile-maggio, il miele di produzione ligure resta qualitativamente tra i migliori in assoluto.
Lo ribadisce Coldiretti Liguria che monitorala produzione degli apicoltori liguri.
Il miele è un dolcificante naturale dalle innumerevoli proprietà che è consumato non solo puro, ma impiegato per le preparazioni di dolciumi e prodotti da forno, anche industriali: ma da dove viene il miele che varca le porte dell’agroindustria?
“La tracciabilità e trasparenza lungo tutta la filiera sono necessarie per tutelare il consumatore e garantire che anche questo ingrediente provenga esclusivamente dal territorio. È quanto afferma Coldiretti Liguria per sottolineare il rischio che si cela dietro alle leccornie che attirano adulti e bambini, e che hanno tra gli ingredienti appunto il miele, a seguito della crisi che ha colpito il settore apistico Italiano, crisi causa dall’andamento climatico anomalo, che ad esempio nella nostra regione ha portato all’azzeramento della produzione di miele d’acacia e dimezzato di quello castagno.
Nonostante l’annata da dimenticare, il miele per la Liguria rappresenta una produzione di pregio, sicura e garantita che conta, a livello regionale, un totale di 30.815 alveari, gestiti da 2.299 allevatori apistici, di cui 1202 in provincia di Genova, 753 a Savona, 538 a La Spezia e 451 a Imperia, tra i quali, nell’ultimo triennio, sono cresciute del 40% le imprese professionali, raggiungendo le 836 unità, mentre gli apiari sono stati incrementati addirittura dell’80%. Il 10,2% degli allevamenti presenti sono, poi, certificati biologici, un numero che è letteralmente raddoppiato (+98%) nell’ultimo triennio.
“Biscotti, dolciumi e le merendine tanto amate dai bambini– affermano il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e Delegato Confederale Bruno Rivarossa – rischiano troppo spesso di celare al loro interno ingredienti che nulla hanno a che fare con le produzioni dei nostri territori, ingannando così il consumatore e causando un grave danno alle nostre imprese. Infatti una volta che un ingrediente base come il miele entra nell’agroindustria si perdono le tracce della sua provenienza e viene mescolato con altri ingredienti. Ad oggi quindi vista la grave crisi produttiva che ha colpito il settore e la conseguente importazione massiccia di miele dall’estero, alto è il rischio di trovare prodotto straniero nei preparati industriali. Oltretutto, chi produce miscele di miele non è obbligato ad indicare la percentuale dei vari componenti né ad elencarli, causando così un grave danno ai produttori ed ingannando il consumatore che non può sapere ciò che sta acquistando. Alla luce di questa situazione, è opportuno che anche l’agroindustria scelga il miele del nostro territorio, attivando progetti economici che possano garantire la giusta valorizzazione del prodotto e del lavoro degli imprenditori, e che venga resa omogena la legislazione comunitaria per non penalizzare le produzioni ottenute rispettando le rigide norme di sicurezza italiane rispetto a quelle dei Paesi con sistemi di controllo più permissivi, come avviene per il miele proveniente dalla Cina e dall’est Europa”.