Genova – Il branco di orche continua a restare nella zona di mare tra Prà e Voltri e gli ambientalisti lanciano l’allarme: troppo stress, troppi controlli e risorse alimentari ormai azzerate.
E’ un vero e proprio grido d’allarme quello che alcune associazioni e gruppi ambientalisti lanciano per il gruppo di orche che si è avvicinato alla costa genovese e rimane bloccato in zona per la morte di un cucciolo. L’amore della mamma che lo accudisce nonostante sia morto sta sottoponendo la famiglia ad una regime alimentare molto carente e pericoloso e una permanenza troppo prolungata potrebbe mettere in pericolo la salute degli altri componenti del branco.
Gli ambientalisti denunciano però anche quella che – secondo loro – sarebbe un eccesso di pressione da parte di studiosi e personale preposto alla loro sorveglianza.
Ecco un “resoconto” pubblicato dal gruppo “Zampe Libere” dopo un’osservazione delle orche dal terminal PSA di Genova Prà.
“Oggi é il settimo giorno di quello che venendo definito monitoraggio é considerabile a tutti gli effetti un disturbo antropico massivo – scrive il gruppo – Stiamo documentando tutto ed invieremo i dati alle organizzazioni della comunità scientifica internazionale, all’On. Ministro dell’Ambiente ed a tutti i soggetti istituzionali. In fase mattinale il mezzo aereo ha nuovamente stazionato a lungo sulla verticale degli animali.
Contemporaneamente due mezzi navali hanno seguito gli animali che – come mercoledì- si sono spostati sottocosta in direzione ponente. Faccio un esempi: due minuti fa tutte le persone sulla spiaggia hanno strillato all’unisono e protestato vigorosamente.
La prua dell’imbarcazione del “monitoraggio” era quasi sopra alla pinna del maschio.
L’atmosfera che si vive é pregna di dubbi. Nessuno vuole contestare la gestione di questa operazione sulle Orche ma é ormai diffusa la convinzione che stiano rappresentando un livello di attenzione mediatica enorme. L’idrofono calato dopo sei giorni, una costante presenza di mezzi a motore quando a pochi metri esercita una scuola vela con decine di imbarcazioni silenziose, la drammatica assenza di telecamere subacquee, l’inspiegabile assenza dei droni, l’incredibile mancanza di una telecamera remota sul molo dove abbiamo abbondanza di tecnologia e così via. Sono tanti i quesiti che sottoporremo con la massima buona fede alle onlus e società che stanno operando.
Una cosa é certa. Animali che mangiano dai 30 ai 50 kg di pesce al giorno sono in sottoalimentazione da domenica. Auspichiamo che non si verifichino ulteriori decessi.
Siamo sul campo con gli occhi aperti”.