Genova – La Loggia degli Abati di Palazzo Ducale sta ospitando in questi giorni la mostra Into The Unknown, inserita nel programma del Festival della Scienza 2020.
La mostra, ideata da Giannandrea Inchingolo, Artistic Scientist dell’Università di Bologna e INAF e realizzata con il supporto di INAF, è un vero e proprio viaggio nell’universo alla scoperta del cosmo.
Lo spazio espositivo, completamente trasformato dall’allestimento immersivo e multisensoriale, riesce a trasportare i visitatori in un mondo inusuale, apparentemente astratto, per raccontare quello che accade nell’universo visualizzando sotto forma di immagini, video e suoni, i dati delle più recenti scoperte astrofisiche.
Vere e proprie installazioni artistiche che portano il pubblico a panorami finora riservati solo agli scienziati.
“Into the (un)known è un’esplorazione del cosmo – racconta Giannandrea Inchingolo, ideatore e curatore del progetto – che abbiamo voluto creare con l’Istituto Nazionale di Astrofisica per trasformare quelli che sono i dati scientifici della nostra ricerca all’Istituto e all’Università di Bologna, con cui abbiamo collaborato, in immagini, video, suoni, esperienze in realtà virtuale per riuscire a creare un’esperienza multisensoriale più immersiva possibile attraverso queste installazioni artistiche che riescono a portare i dati scientifici e lo spettatore in scenari fino riservati agli scienziati.
La necessità di raggiungere una immersività emotiva ha richiesto la collaborazione con figure di spicco che non siano semplicemente quelle della scienza. Abbiamo collaborato con figure di spicco del mondo dell’arte e delle tecnologie artistiche in particolare, quindi con con il MIT che ha permesso di creare la colonna sonora delle sale e con il Laboratorio di Visualizzazione di Immagini – VisitLab del CINECA di Bologna che con cui abbiamo ricreato visualizzazioni e animazioni presenti in mostra grazie a tecnologie di animazione e cinematografiche.
Caterina Boccato, responsabile nazionale INAF per la divulgazione e la didattica, aggiunge: “La mostra è stata fortemente voluta dall’INAF perché è un modo nuovo e diverso rispetto a quello a cui siamo abituati per attirare il pubblico. E un modo di richiamare l’attenzione attraverso l’impatto estetico.
Questa mostra è una mostra scientifica che parte dai dati scientifici e li racconta, ma lo fa attraverso delle immagini belle che hanno un effetto cosiddetto ‘wow’.
Vorremmo incuriosire, far uscire le persone con più domande che risposte per invogliarli a interessarsi al mondo della scienza e dell’astrofisica.
La mostra, immersiva, porta alle spiegazioni delle immagini, alla spiegazione dei fenomeni di turbolenza che si trovano intorno ai buchi neri nella nostra o in altre galassie”.