Isola del Cantone – Non ci sono “topi enormi” che sguazzano nelle acque della Vallescrivia ma in Liguria sono arrivate le Nutrie.
Le ripetute segnalazioni di roditori “fuoritaglia” in alcuni corsi d’acqua nei dintorni di Isola del Cantone sono state verificate dal
naturalista Ugo De Cresi che ha così scoperto che si tratta di Nutrie.
Decisamente una brutta notizia per la biodiversità della Vallescrivia vista la pessima fama che la nutria porta con sè.
In data 24 agosto 2021 è stato infatti osservato dal fotografo naturalista un nucleo familiare di Nutria (Myocastor coypus) riproduttivo, tra cui un esemplare leucistico di colore chiaro nei pressi del comune di Isola del Cantone.
“Questo roditore – spiega Ugo De Cresi – originario del Sudamerica (dove viene predato da Giaguari, Puma, Ocelot, Caimani, Rapaci e grossi serpenti come Boa e Anaconda) oltre a rappresentare una minaccia per la nostra biodiversità è responsabile di alterazioni importanti degli argini dei fiumi mentre occorre specificare che non esistono casi documentati di malattie che siano state trasmesse dalla nutria all’uomo o agli animali domestici”.
Si tratta di uno dei roditori più grandi presenti in natura, che può raggiungere il metro di lunghezza dalla testa alla coda, con un peso fino a 15-17 chilogrammi per i maschi più grossi.
Il corpo è robusto, mentre la grande testa è dotata di mandibole forti, dalle quali si notano grandi incisivi di colore arancione acceso, una delle peculiarità che contraddistinguono di più questo animale, vegetariano, prolifico e dal temperamento piuttosto aggressivo.
“E’ considerata dannosa – spiega ancora De Cresi – per via del suo impatto negativo sulle colture (barbabietole, mais, patate, ecc.), sulla biodiversità e sull’equilibrio idrogeologico, la nutria rientra nella famigerata lista delle cento specie invasive più dannose al mondo, stilata dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Ha l’abitudine di scavare gallerie negli argini con un impatto negativo e pericoloso sulla stabilità delle acque, che può favorire gli straripamenti, ma non è facile calcolare il deterioramento effettivo in questo senso.
Anche sui danni alle colture terrestri non c’è totale concordanza, perché in genere gli esemplari non si allontanano molto dai corsi d’acqua, pertanto solo le coltivazioni a ridosso dei canali sarebbero prese di mira.
La Nutria arriva da nord, attraverso due corridoi.
Il primo è l’asse Alessandria>Ovada con due esemplari avvistati nel torrente Neirone, nel 2019.
Ed il secondo stutturalmente più importante, attraverso il fiume Scrivia dove sono stati osservati gli esemplari delle immagini in allegato.
La via di discesa passa dal pavese, attraverso Tortona.
Nei pressi di Busalla, sempre nel fiume scrivia si registrava negli anni 90 la presenza di uno o due esemplari di cui si persero quasi subito le tracce.
Alcuni chiedono se sia commestibile, cacciabile e consumabile.
“Gli appassionati di castorino del Cremonese, La Gazzetta di Mantova e Mauro Ferri hanno citato due vecchie circolari del 1959, la 17 e la 144, che autorizzerebbero l’utilizzo delle carni di questo roditore – scrive De Cresi – In quell’anno il Ministero della Sanità non era ancora stato istituito, e l’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità, presso il Ministero degli Interni, consentì il consumo alimentare delle carni di nutria, se queste “fossero sottoposte a vigilanza veterinaria, messe in vendita ad animale intero e individuate con apposito bollino a cura dell’allevatore”.
Occorre ricordare che nel 1959 l’allevamento del castorino era al suo apice, e in alcune trattorie della Bassa padana le pietanze a base di questo roditore trovavano posto nei menù.
“Sappiamo che oggi l’allevamento commerciale è vietato – spiega ancora Ugo De Cresi – gli esemplari sono abbattuti a fini ambientali e le abitudini degli italiani sono molto più snob rispetto a quelle delle generazioni precedenti. Pur ammettendo la validità delle due circolari del ‘59, questo animale non rientra fra le specie cacciabili, stabilite nell’articolo 18 della legge 157/1992. Di contro, però, come sostengono Ferri e Focacci, la nutria potrebbe far parte a pieno titolo della “selvaggina selvatica piccola”, nella quale, secondo il Regolamento CE 853/2004, rientrano indifferentemente “lepri, conigli e roditori”.
In sostanza, a oggi in Italia manca una normativa precisa sulla questione: è proibita la commercializzazione di queste carni, ma mangiare le nutrie cacciate e cucinate per uso personale non è esplicitamente vietato, pur essendo ai limiti della legalità.
“Nel caso avvistiate una nutria – scrive De Cresi su Facebook – quindi, vi sarei grato se effettuate una comunicazione di avvistamento”.