Genova – “Il sindaco di tutti ma non di tutte/* Prendiamo le distanze dalla partecipazione del sindaco Bucci all’inaugurazione della sede di Arcigay Genova”. Così, con un post sulla pagina Facebook di Liguria Pride, il movimento LGBT+ genovese critica la partecipazione del sindaco Marco Bucci all’apertura della nuova sede di Arcigay.

“È sempre una buona notizia sapere dell’inaugurazione di un nuovo spazio LGBT+ che promette assistenza e vicinanza alla nostra comunità – si legge nel post – Ma… è proprio a quella comunità che desideriamo parlare adesso e ragionare insieme sull’opportunità di alcune scelte.
Ieri (venerdì, ndr) abbiamo inaugurato il RainbowLAB – la casa del Liguria Pride nel centro storico di Genova. Oggi anche Arcigay Genova inaugura la propria sede al Lagaccio. È un fatto positivo che in due giorni aprano due spazi LGBT+ nella stessa città e in quartieri diversi”.

Tuttavia il movimento LGBT+ genovese sottolinea alcuni punti della vicenda che dovrebbero far riflettere.

“Dimmi chi includi e ti dirò chi sei”: il sindaco di Genova Marco Bucci e le amministrazioni comunale e regionale si sono distinte negli ultimi anni per una feroce politica omolesbobitransfobica, in perfetto allineamento con le politiche nazionali e sovranazionali dei partiti e dei movimenti della destra e dell’estrema destra, di cui sono rappresentanti”.

“Il sindaco che oggi parteciperà all’inaugurazione della nuova sede di Arcigay Genova  – prosegue il post di Liguria Pride -è proprio quello stesso sindaco che:

– ha impegnato tempo e risorse del Comune (quindi anche nostre) contro i bambini/e/+ delle famiglie omogenitoriali,
– voleva valutare il grado di “decoro” dei/delle partecipanti al Pride,
– ha negato il patrocinio al Pride definendolo “offensivo e divisivo”,
– ha diffidato il Municipio di Pegli dal patrocinare un evento LGBT+,
– ha promosso e sostenuto l’istituzione dell’anacronistico registro delle famiglie”.

La nota di Liguria Pride prosegue ricordando che: “i rappresentanti di questa maggioranza sono quelli che vogliono marginalizzare le nuove povertà e le individualità migranti, che non hanno altra soluzione che la militarizzazione e il controllo per rianimare i centri storici, che partecipano a celebrazioni di nostalgici di regimi passati e futuri”.

“Sentiamo la necessità politica e il bisogno di smarcarci e non essere più confusi/e/* con operazioni di rainbow washing – attacca Liguria Pride – che non appartengono alla nostra storia recente, né alla storia delle associazioni e dei movimenti che fanno parte del Coordinamento Liguria Rainbow. Abbiamo per questo scelto di inaugurare il RainbowLAB – la casa del Liguria Pride nel centro storico di Genova in totale autonomia, contando sulla fatica, sulla generosità e disponibilità di attivisti/e/* e di chi ha fatto donazioni, persone non “invischiate” con una classe politica avversa al movimento.
Non saranno un “libretto matrimoniale” o una “panchina arcobaleno” a cambiare l’ostilità di forze politiche reazionarie e omolesbobitransfobiche. E nemmeno un taglio del nastro”.