Portofino – Ha scambiato un sacchetto di plastica per una medusa e ha rischiato di morire di fame. Tita è stata fortunata nella mala sorte e quando annaspava ormai stremata dalla fatica ha incrociato la barca di una famiglia che ha subito chiamato la Guardia Costiera componendo il numero 1530 delle emergenze in mare.
Così, sabato scorso, è terminata l’agonia di una tartaruga Caretta caretta di 36 kg di peso.
Individuata in difficoltà nelle acque dell’Area Marina Protetta di Portofino, è stata poi portata all’Acquario di Genova grazie al coinvolgimento della Guardia Costiera di Santa Margherita Ligure che ne ha curato il trasferimento a Genova.
Lo staff medico-scientifico dell’Acquario di Genova ha coordinato le operazioni di soccorso e recupero ed ha svolto, al suo arrivo presso la struttura di Ponte Spinola, tutti i controlli di routine – esami del sangue, tamponi, radiografie ed ecografia – riscontrando a livello gastroenterico una parziale ostruzione; la stasi dell’apparato è stata causata dall’ingestione di materiale plastico.
L’esemplare, presumibilmente femmina, è stata battezzata “Tita” dai quattro bambini, Ari, Leone, Michele e Nicolò, che si trovavano con le loro famiglie a bordo dell’imbarcazione da cui è partito l’SOS.
Tita resterà ricoverata in prognosi riservata presso l’area curatoriale dell’Acquario fino a quando avrà recuperato un buon stato di salute.
L’Acquario di Genova interviene sulle tartarughe marine in difficoltà dal 1994 e dal 2009 è referente istituzionale per la Regione Liguria per l’ospedalizzazione delle Caretta caretta (accordo Stato-Regioni), svolta in collaborazione con i Carabinieri servizio C.I.T.E.S.. Nel 2017, ha ricevuto, insieme all’Acquario di Livorno, anch’esso gestito da Costa Edutainment, il riconoscimento nazionale per questa attività dal Ministero della transizione ecologica.
Da oltre tre anni il comando regionale della Guardia Costiera della Liguria e Acquario di Genova hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa per definire a livello operativo le modalità di intervento in caso di segnalazione, avvistamento o ritrovamento di esemplari di fauna marina feriti o in difficoltà, oltre che diffondere di comune intento un messaggio di massima sensibilità ambientale per stimolare l’utente del mare ad un radicale cambiamento culturale proteso al massimo rispetto dell’ambiente marino.
Tita è uno tra gli esemplari di tartaruga marina che sono rinvenuti in difficoltà e trasportati all’Acquario. Non tutte, purtroppo, sono storie a lieto fine. Diverse sono le cause del ricovero, tra le principali: interferenze con le attività di pesca, principalmente dovute ai palamiti (è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente, spesso evidenziato dal filo di nylon che fuoriesce ai margini della bocca) o alle reti (possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali); ingestione di corpi estranei, quali ad esempio sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili; impatto con imbarcazioni a motore, che arrecano traumi e ferite sul carapace o sul capo (più di rado altrove), a volte letali; patologie varie e traumi, sopracitati che provocano lo spiaggiamento dell’animale; sversamenti o presenza di petrolio.