Mario DraghiGenova – Arriverà questa mattina, salvo sorprese, il presidente del Consiglio Mario Draghi, in visita nel capoluogo ligure dopo diversi annunci ed altrettanti “cambi di programma” nelle scorse settimane.
Il capo del Governo arriverà a Genova per partecipare a diverse cerimonie e per diversi incontri.
Il primo, a Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità Portuale, per parlare del futuro del Porto di Genova e delle infrastrutture necessarie al suo sviluppo e rilancio.
L’arrivo di Draghi è previsto per le 9 e a Palazzo San Giorgio il premier incontrerà anche i rappresentanti delle Istituzioni, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci nella sua doppia veste di Commissario e primo cittadino.

Mario Draghi si sposterà verso le 11 in via Fillak, a Rivarolo, per un momento di raccoglimento alla Radura della Memoria dove l’arcivescovo di Genova Marco Tasca terrà anche un momento di preghiera per le vittime del tragico crollo del Ponte Morandi che ha ucciso 43 persone.
Probabile un incontro con i familiari delle vittime che attendono Giustizia da quel terribile 14 agosto 2018 e sperano ancora che il disegno di Legge che definisce le “vittime dell’Incuria” venga approvato da quel Parlamento che si era detto favorevole ma che non ha ancora approvato la Legge.

Infine il presidente del Consiglio si sposterà nel cantiere del Terzo Valico, a Trasta per un sopralluogo sul maxi cantiere di una delle opere infrastrutturali più attese dall’Unione Europea.

Cresce intanto la tensione per il tam tam sulle chat e sui social del movimento No Vax e No Green pass che da tempo attendono di “incontrare” il presidente del Consiglio e che, a più riprese, hanno organizzato manifestazioni di protesta.
Questa mattina è attesa una manifestazione nella zona di Brignole ma si teme che i No Vax possano organizzare altre forme di protesta più estemporanea, nei luoghi delle visite del presidente del Consiglio o lungo i percorsi degli spostamenti.
La presenza di forze dell’ordine è massiccia a testimoniare il timore che la protesta possa trasformarsi in qualcosa di meno “pacifico”.