Genova – La madre di Alice Scagni, la donna di 34 anni uccisa dal fratello a coltellate si sfoga e lancia accuse pesantissime alle istituzioni. Lo fa con uno sfogo ai microfoni dell’agenzia Ansa con il quale si dice sicura che con le dovute attenzioni la tragedia della morte della figlia per mano del fratello si sarebbe potuta evitare.
Secondo Antonella Zarri, infatti, “Le vite dei miei figli sono state buttate via per l’incuria e l’incapacità delle forze dell’ordine e del servizio di salute mentale. Mio figlio si poteva fermare prima e mia figlia sarebbe stata salvata”.
Parole durissime, comprensibili per una madre che ha perso la figlia e che ha scoperto che, ad ucciderla, è stato l’altro figlio ma anche un campanello di allarme che suona ormai da tempo e che viene sempre più spesso ignorato.
La maggior parte delle vittime di “femminicidio” potevano essere salvate se ci fossero i mezzi e l’attenzione corretta alle situazioni “delicate”.
Secondo quanto riportato dalla madre di Alice Scagni all’agenzia Ansa, “negli ultimi quattro giorni c’è stata una escalation che ci ha fatto preoccupare. Abbiamo chiamato pietendo il 112 cinque volte ma nessuno è intervenuto”.
Secondo la denuncia della donna “ancora domenica all’ora di pranzo mio figlio ci ha fatto due chiamate di minacce concitate e così abbiamo richiamato chiedendo aiuto. E ci è stato detto di fare denuncia lunedì e che non c’era una volante da mandare”.
La donna chiama in causa non solo le forze dell’ordine, sempre più alle prese con tagli al personale, carenza di mezzi e di uomini e vittime impotenti di una politica che difende le donne e le persone deboli solo a parole, ma anche quei servizi sociali che avrebbero dovuto intervenire e che, invece, hanno offerto un appuntamento per una consulenza psichiatrica dopo un mese.
“Alberto (il figlio) – ha detto la donna – doveva essere seguito, doveva essere fermato e invece nessuno ha fatto nulla”.