Genova – Il prezzo del petrolio è inferiore a quando la benzina costava 1,5 euro al litro, le accise sono le stesse ma il prezzo della benzina continua a salire nonostante i “tagli” decisi dal Governo proprio nel tentativo di frenare la corsa verso l’alto del prezzo dei carburanti.
Mentre si attende ancora una risposta ufficiale alle dichiarazioni choc del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che aveva parlato di “gigantesca truffa ai danni dei Cittadini” le associazioni dei Consumatori lanciano l’allarme su una situazione che diventa ogni giorno sempre più insostenibile e con la benzina che ha ormai raggiunto e superato quota 2 euro al litro anche in presenza degli interventi di raffreddamento dei prezzi decisi dal Governo Draghi.
“I prezzi del carburante sono tornati a toccare le stelle, con aumenti che variano da 7 a 10 centesimi rispetto alla scorsa settimana, con i relativi disagi sia per le imprese che per i cittadini – scrive in una nota il Presidente Nazionale dell’U.Di.Con. Denis Nesci. La benzina in questa settimana è tornata a superare i 2 euro al litro facendo segnare un + 3,8%, mentre il gasolio è aumentato del 4,5%. Bisogna prendere atto che gli interventi fatti dal Governo per sterilizzare gli aumenti sono falliti. Gli automobilisti se ne sono accorti da almeno tre settimane, ma sono mesi che il caro-benzina pesa sulle tasche dei cittadini. Dall’inizio dell’anno ogni automobilista ha speso in media 60 euro in più rispetto al 2021”, prosegue Nesci.
“Se le azioni messe in campo dal Governo per ridurre il prezzo alla pompa non hanno resistito alle speculazioni, ai rincari ed all’instabilità del mercato, è bene intervenire tempestivamente. Come se non bastasse, l’8 luglio terminano gli effetti del taglio delle accise, con il rischio di nuovi aumenti proprio a ridosso delle ferie e delle vacanze degli italiani. Riteniamo perciò fondamentale che il Governo agisca ancora, anche prendendo in considerazione l’abbattimento dell’Iva, almeno fino alla fine dell’estate. Le famiglie dovrebbero poter preservare il loro potere d’acquisto, non essere sommerse da aumenti che in molti casi superano le loro capacità economiche”, conclude Nesci.