Bonassola (La Spezia) – Cresce di giorno in giorno il numero dei fedeli e dei residenti che manifesta pubblicamente il proprio sostegno a don Giulio Mignani, il parroco sospeso “a divinis” per le parole espresse a comprensione delle coppie omosessuali, dei matrimoni gay e sull’eutanasia.
Dopo l’ennesima intervista nella quale, pur rispettando alla lettera i dettami della Chiesa, il parroco esprimeva dubbi sulla chiusura al dialogo su punti molto delicati come i matrimoni gay e il fine vita, è giunta la decisione della sospensione e, di fatto, il blocco delle sue attività per la comunità di parrocchiani di Bonassola.
La reazione, però, sta sorprendendo anche i vertici ecclesiastici perché attorno al parroco di Bonassola si sta stringendo un movimento trasversale, fatto di persone di estrazione sociale, credo politico e posizioni in merito agli argomenti, davvero eerogenea.
Le pagine social del piccolo paese vicino alle Cinque Terre sono letteralmente inondate di manifestazioni di affetto dei parrocchiani di don Giulio Mignani ma anche di persone che a Bonassola hanno vissuto per poi trasferirsi o che semplicemente la frequentano d’estate.
Un sostegno trasversale fatto anche da persone molto religiose e “osservanti” che chiedono al Vescono Palletti e persino al Papa Francesco di “rivedere” la decisione sul parroco, vero simbolo di apertura e di dialogo e che non ha mai offeso o attaccato le posizioni della Chiesa, limitandosi ad esprimere dei dubbi che sono e restano “umani”.
A colpire una lettera inviata a Papa Francesco da una signora di 81 anni “nata e cresciuta a Bonassola” e che incarna tutto il significato del movimento che appoggia don Giulio Mignani:
“Caro papa Francesco – si legge nella lettera affidata a Facebook – spero con tutto il cuore che tu riuscirai a leggere questa mia lettera. A Bonassola, piccolo paese in provincia di La Spezia dove sono nata e vivo da 81 anni, è stato sospeso a divinis dal Vescovo Palletti il nostro parroco don Giulio Mignani. Un sacerdote che da quando è arrivato tra noi ha sempre fatto il suo dovere, che ha saputo, senza risparmiarsi mai, dedicarsi agli anziani, agli emarginati, ai sofferenti e ha sempre difeso i diritti civili di ogni essere umano.
Proprio su quest’ultimo punto è incorso nel provvedimento di sospensione.
Ha sempre esposto con rispetto il suo punto di vista e il suo auspicio che la Chiesa potesse fare passi avanti su tali argomenti.
Mi riferisco ai diritti delle coppie di omosessuali, in particolare alla possibilità di benedirle; alla misericordia verso chi, stremato dalle sofferenze e dal degrado, chiede di interrompere una sofferenza intollerabile; all’opportunità di una legge perché le donne possano interrompere la gravidanza se proprio non vi sono altre vie…
Ma tutto questo senza mai assumere posizioni estreme e nella piena consapevolezza della delicatezza degli argomenti e della necessità di discernere da caso a caso.
So bene che questo non corrisponde all’insegnamento del Magistero, ma non trovo così grave che nella Chiesa tutti questi argomenti possano essere discussi e si possano anche auspicare cambiamenti, con il tempo.
Un prete credo vada valutato nel complesso del suo operato, prima di prendere decisioni così drastiche e a mio parere sproporzionate.
Mi piacerebbe che tu conoscessi il nostro don Giulio per poter apprezzare tutto quello che di buono riesce a comunicare.
Invece, a causa della sospensione, lo stiamo perdendo e tantissime persone non avranno più la sua parola, il suo conforto, la luce che con la sua presenza e il suo comportamento riusciva a regalare.
Non so comprendere: perché ci tolgono i nostri pastori migliori? Nessuno ha tenuto conto della nostra comunità, delle nostre storie che si intrecciano strette strette con quella di don Giulio che per noi è un figlio, un fratello e una valida guida morale.
Naturalmente, come tu certo puoi ben comprendere, non è mancata una minoranza a cui le sue omelie e le sue posizioni creavano fastidio, ma lui ci ha insegnato (e non sempre ci riusciamo) a rispettare la spiritualità e le idee di tutti.
Per concludere, la decisione del Vescovo sta procurando un danno enorme alla nostra comunità e alle tante persone che da lui avevano la parola che confortava.
Ora io ti ho visto in ginocchio a chiedere perdono per il male che certa Chiesa ha fatto a tante persone.
Io forse sono ingenua e spero ancora che qualcuno chieda scusa a don Giulio per l’ingiustizia che a nostro parere sta subendo.
Non so che cosa tu possa pensare di questa lettera e neppure se la leggerai, ma ho seguito il cuore che mi suggeriva di scriverla.
Io alla mia età non sento più il desiderio di questa chiesa che invece di darmi speranza mi porta nel più profondo medio evo; spero sempre in un cambiamento, come quello che tu hai portato in tanti ambiti della vita ecclesiale.
Chissà se mi sarà dato di vedere una chiesa più illuminata e profetica.
Con grande riconoscenza e affetto filiale,
#iostocondongiulio
#papafrancescodevesapere