Genova – Una “semplice” multa da 2.500 euro invece dei 40 giorni di carcere cui erano stati condannati. Così pagheranno il loro “debito con la Giustizia” i 4 agenti di polizia condannati in primo grado al carcere per aver picchiato selvaggiamente, anche quando era ormai a terra, il giornalista Stefano Origone, del quotidiano La Repubblica.
La corte di Appello ha infatti confermato la condanna per gli “eccessi non dolosi” commessi dagli agenti i 23 maggio del 2019 quando, a Genova, si registrarono scontri di piazza per le proteste contro la decisione di ospitare in una piazza blindata dalle forze dell’ordine, un comizio del movimento politico di estrema destra Casa Pound.
Il giornalista, disarmato e con il volto scoperto, era stato scambiato per un facinoroso e colpito a manganellate anche una volta che era caduto a terra dolorante.
Un “errore di valutazione” costato agli agenti del Reparto Mobile che si trovavano in piazza Corvetto, una condanna a 40 giorni di carcere per aver ecceduto, non dolosamente, nel fermo di Origone.
Il giornalista era stato ricoverato in ospedale per diverso tempo, con una mano fratturata dalle manganellate.
In Appello è stata riconosciuta la condanna ma, essendo inferiore ad un anno di reclusione, si è potuto decidere – e così è stato – per una commutazione della pena dal carcere al pagamento di una ammenda di 2.500 euro per ogni agente.
Protestano i Giornalisti, attraverso le loro associazioni, perché la sanzione per il gesto compiuto non sarebbe equa rispetto alla gravità dell’episodio, con i colpi inferti con i manganelli anche quando la persona era a terra, immobilizzata da altre persone in divisa.
Da più parti, poi, si torna a chiedere che gli agenti delle forze dell’ordine impegnati in operazioni anti-guerriglia e in difesa dell’ordine pubblico, siano ben riconoscibili, attraverso caschi, scudi e divise che riportano una numerazione identificativa che consenta di individuare l’identità della persona in caso di vicende giudiziarie.
Un provvedimento che viene adottato in gran parte dei Paesi europei anche a tutela e difesa delle forze dell’ordine che operano in situazioni di grande stress e difficoltà.
La notizia è stata commentata dall’Associazione Ligure dei Giornalisti e dal Gruppo Cronisti Liguri con una nota inviata ai Media
“Solo una multa per il pestaggio al collega Stefano Origone. La decisione dei giudici della Corte di Appello di Genova che trasforma i (già simbolici) quaranta giorni di reclusione in una sanzione pecuniaria da 2582 euro per ciascun poliziotto che quel pomeriggio del 23 maggio del 2019 hanno preso a manganellate Stefano stupisce e inquieta allo stesso tempo. L’Associazione Ligure Giornalisti e il Gruppo Cronisti Liguri oltre ad esprimere la massima solidarietà possibile al collega esprimono forte perplessità per questa decisione dei giudici di secondo grado seppure in attesa delle motivazioni della sentenza. Perché il reato che è stato riconosciuto – eccesso colposo legittimo dell’arma – non interpreta quello che è realmente successo in piazza. Stefano era in servizio per il suo giornale “La Repubblica”, stava raccontando una protesta di piazza contro un comizio dell’estrema destra e si è trovato poco dopo su una barella del pronto soccorso del Galliera con dita fratturate e tumefazioni agli arti perché manganellato da poliziotti del Reparto Mobile. Sempre oggi siamo venuti a conoscenza del fatto che per il tribunale di Genova essere presi a manganellate in piazza non è un fatto di competenza della magistratura ordinaria ma del giudice di pace. Manganellare un giornalista indifeso, anzi, inerme e a terra resta – venti anni dopo il G8 – una ferita che quanto stabilito in sede processuale non ha rimarginato.
Il Segretario dell’Associazione ligure dei Giornalisti
Fabio Azzolini
Il Presidente del Gruppo Cronisti Liguri
Tommaso Fregatti