Genova – Sta suscitando forte emozione e roventi polemiche la diffusione del contenuto della lunga telefonata fatta alla polizia, poche ore prima dell’omicidio di Alice Scagni, dal padre disperato per le minacce di morte fatte dal figlio Alberto. Una telefonata fatta per chiedere l’intervento di una volante per fermare il figlio Alberto che poche ore dopo ucciderà con 24 coltellate la sorella.
A scatenare polemiche e reazioni sono le risposte che si ascoltano nella chiamata e che la Giustizia sta accertando se “conformi alle direttive” o se invece confermino le accuse che la famiglia muove alla forze dell’ordine circa una presunta omissione di intervento che avrebbe potuto salvare la vita ad Alice Scagni.
Il padre della ragazza chiama per l’ennesima volta la polizia e avverte di essere stato minacciato di morte dal figlio che solo poche ore prima aveva incendiato la porta di casa della nonna materna. Un gesto che probabilmente faceva già capire le condizioni di pericolosità della persona.
L’uomo segnala l’episodio all’agente di polizia all’altro capo del telefono e chiede aiuto ma la risposta sembra essere quella che, senza denuncia e se il figlio non è fisicamente presente sul posto, la volante della polizia non può essere impiegata.
Il poliziotto si raccomanda più volte di non aprire la porta e di non uscire di casa se Alberto Scagni si presentasse alla porta di casa ma poi invita più volte il padre ad andare a presentare denuncia e, quando l’anziano, disperato, chiede se è possibile andare subito a presentare la denuncia, si sente rispondere che gli uffici potrebbero essere chiusi perchè è un giorno festivo e che è meglio andare il giorno successivo.
Parole che suscitano una forte emozione poiché poche ore dopo la chiamata, Alberto Scagni si presenta sotto casa della sorella per avere il denaro che la famiglia gli nega dopo aver consegnato ben 15mila euro in pochi giorni, e la uccide con una raffica di coltellate.
Uno dei passaggi più choccanti è quello nel quale il padre di Alice avvisa che il figlio ha parlato anche della sorella nella telefonata di minacce e fornisce anche l’indirizzo di casa della giovane ma non ottiene l’invio di “una macchina” perché la persona che ha fatto le minacce non è sul posto e quindi non si potrebbe intervenire senza la denuncia.
Il padre, sconsolato, dice che andrà a fare la denuncia ma poi, intuendo la pericolosità della situazione dice: “e se mi taglia la gola?”
Una frase che risulterà un terribile presagio per quanto accadrà poche ore più tardi in via Fabrizi a Quinto.