Genova – Potrebbe essere nominato un avvocato d’ufficio per Alberto Scagni il giovane che ha ucciso a coltellate la sorella Alice, sotto la sua abitazione di Quinto.
Il comportamento irrazionale ed apparentemente privo di senso dell’uomo avrebbe convinto anche il secondo pool di avvocati difensori a rinunciare all’incarico perché nella impossibilità di concordare con l’assistito una linea difensiva “di base” per affrontare il processo per omicidio della sorella.
Si tratta del secondo abbandono e i genitori del giovane, pur stravolti per la terribile perdita della figlia, insistono con il sostenere che il figlio Alberto è incapace di intendere e volere.
A rafforzare la tesi della “incapacità” anche le richieste che l’uomo avrebbe fatto agli avvocati incaricati della difesa, ovvero di indagare sui vicini di casa che, a suo dire, avrebbero organizzato una serie di persecuzioni a suo danno. Un incarico ben lontano dall’esigenza di prepararsi ad affrontare un processo che potrebbe concludersi con una condanna all’ergastolo.
Inoltre recentemente è emerso che Scagni avrebbe inviato alla madre una lettera composta da più fogli dove avrebbe scritto di suo pugno solo le parole “solletico” e “pallavolo” ripetute all’infinito e senza un significato apparente e che verrà analizzata da specialisti nella cura della mente più che da fini conoscitori della Legge italiana.
Il parere dei periti nominati dal Tribunale resta invece quello che Alberto Scagni sia in grado di affrontare il processo e, in attesa di ulteriori sviluppi, quella sembra la strada maestra avviata.
Resta da comprendere cosa abbia spinto Scagni ad arrivare ad uccidere barbaramente, a coltellate, la sorella sotto casa, al termine di una crescente litigiosità con la famiglia che ha più volte chiesto aiuto senza però ottenerne.