In Liguria torna legale la caccia con arco e frecce e divampa la protesta degli animalisti che parlano di “ritorno al Medioevo” e di “pratica brutale e incivile”.
I volontari animalisti savonesi ricordano con orrore l’agonia spaventosa che, 15 anni fa nel finalese, un bracconiere fece fare ad un giovane cinghiale: era riuscito a fuggire, malgrado una freccia si fosse conficcata profondamente nella schiena e gli avesse perforato i polmoni; si era trascinato per giorni nei boschi fino a giungere vicino ad una casa dove era stato segnalato ai soccorritori, i cui veterinari purtroppo non poterono fare altro che sottoporlo ad eutanasia per abbreviarne le ormai inutili sofferenze.
“La caccia con l’arco – spiegano all’Osservatorio Savonese Animalista (OSA) – è una barbarie medioevale che gli amici della caccia avevano tentato di legalizzare nel gennaio 2015; ma in consiglio regionale ligure, su proposta del consigliere della Lega Alessio Piana, è stata approvata con una maggioranza “bulgara” di 23 consiglieri su 28, quindi non solo dal centro-destra al governo”.
Per gli ambientalisti che protestano “si potranno così infilzare sadicamente caprioli, daini, cervi, camosci e mufloni, sparando dardi pericolosissimi anche per chi passeggia tra i boschi coperti dal fogliame; quasi mai gli animali moriranno quasi subito e dovranno subire un supplizio indegno di un paese civile”.
L’Osservatorio Savonese Animalista (OSA) rivolge un appello agli animalisti, affinché protestino “tempestando di email” gli uffici della Regione Liguria