Fontanigorda (Genova) – La spada nella roccia del monte Gifarco è sparita, probabilmente rubata. Indagini aperte per il furto della riproduzione di una spada medioevale, incastrata nella roccia sulla cima del monte Gifarco per gioco o per dar vita ad una “attrazione in più” per il luogo.
Ignoti ladri hanno trafugato la lama, probabilmente dopo aver scalpellinato a lungo la spaccatura in cui era stata incastrata per rendere più credibile la storia del passaggio del cavaliere Galgano, poi dichiarato santo che, rientrando dalla Terra Santa dopo le Crociate, avrebbe piantato la spada in una roccia a simboleggiare la fine delle ostilità in nome della Religione.
Non è la prima volta che la spada del monte Gifarco viene presa di mira e gli “scalpellini” avevano già provato diverse volte ad estrarre la riproduzione dalla roccia ma senza riuscirvi.
Questa volta, complice le sere calde d’estate, il tentativo è andato a buon fine ma le forze dell’ordine avrebbero già una pista da seguire visto che non si arriva al monte volando e nei paesi dell’entroterra ligure anche i muri hanno gli occhi.
Nel caso in cui la spada non fosse ritrovata è già pronta la sua sostituzione.
A rendere ancora più curiosa la vicenda il fatto che neppure un mese fa è stata rubata anche la spada nella roccia del santuario di Rocamadour, in Francia, dove si crede sia stata bloccata nella roccia la mitica spada del cavaliere Orlando, conosciuta con il nome di Durindana o Durandal.
Il furto sarebbe avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 giugno, notte del Solstizio d’estate.
Esperti di esoterismo al lavoro per cercare un “nesso” tra i due eventi, ammesso che ce ne sia uno.
In effetti c’è molta confusione sulle leggende legate a spade incastrate nella roccia.
Nella sola iconografia europeo-cristiana c’è la celebre Excalibur estratta dalla roccia dal ragazzo che diverrà Re Artù, che è poi quella con la quale i più confondono ogni tipo di lama piantata a terra, e poi c’è la storia di San Galgano che rientra dalle crociate e pianta la spada nella roccia per dire basta alla guerra e, infine, Durindana, la spada del cavaliere Orlando che combatte a Roncisvalle nelle retrovie dell’esercito di Carlo Magno e, secondo tradizione, cerca di spezzare la spada perché non finisca in mano nemica.
La spada, però, non si spezza e, soprattutto, non si infila nella roccia restando incastrata. Contrariamente alle credenze, infatti, Orlando la nasconde sotto di se morendo. Più probabilmente, visto l’intento di non farla cadere preda dei nemici, la getta lontano perché si confonda con le altre mille armi presenti tra i soldati morti. Di certo, quindi, non ci può essere una Durindana piantata in una roccia.