Genova – Scatta oggi anche in Liguria lo “sciopero dell’ombrellone” deciso dai titolari degli stabilimenti balneari per protestare contro la decisione del Governo di “andare in ferie” senza una nuova legge che – secondo gli organizzatori – dovrebbe “tutelare la balneazione attrezzata italiana” rispetto a normative europee che l’Italia non può modificare e che già in passato ha tentato di aggirare con norme locali dichiarate nulle.
La formula scelta è già stata pesantemente criticata – in pratica ombrelloni chiusi sino alle 9,30 con una apertura “in ritardo” di circa due ore rispetto al normale orario. A subirne le conseguenze saranno solo i clienti che, per motivi di salute o di età anagrafica, scelgono di frequentare la spiaggia nelle ore meno calde.
“Se il Governo e il Parlamento vanno in ferie senza una legge che tuteli la balneazione attrezzata italiana, noi chiudiamo gli ombrelloni“ è la frase che viene ripetuta come slogan della protesta che vede avvicinarsi sempre più velocemente quel 31 dicembre che segna il confine ultimo per presentare i ricorsi che quasi certamente verranno bocciati visto che le normative europee sono automatiche e l’Italia non si è opposta ma ha solo cercato di aggirare con norme locali che non hanno alcun valore.
Proprio per questo motivo un numero sempre crescente di associazioni di Cittadini effettua proteste mirate negli stabilimenti sostenendo che le Concessioni siano già scadute e che i titolari stiano occupando illegittimamente tratti di spiaggia che ormai sono “liberi” e di pubblico uso sino alle nuove Concessioni.
A più riprese e anche sulle spiagge della Liguria (con poco clamore mediatico) gli attivisti hanno piantato ombrelloni e sdraio nelle spiagge più esclusive senza che i titolari potessero opporsi anche chiamando le forze dell’ordine.
La battaglia per le spiagge libere e per le concessioni da mettere all’asta dura da ormai quasi 20 anni ma è nel 2021 che il Consiglio di Stato, spronato da un’Europa che giustamente richiedeva di far rispettare la Bolkestein, ha annullato la proroga delle Concessioni fino al 2033, anticipandola al 31 dicembre 2023.
Il governo Meloni ha tentato di far slittare ancora la fine delle concessioni ma ma sia il Consiglio di Stato che l’Unione Europea hanno bocciato le proposte sul tavolo: le concessioni sono dunque scadute, a tutti gli effetti, dal 31 dicembre dello scorso anno.