Genova – Una folla commossa di parenti, amici e persone che seguivano da tempo la sua battaglia per il diritto alla salute, ha partecipato oggi al funerale di Michele Cargiolli, il 35enne che per anni ha lottato contro la sindrome congenita di Lesh-Nyhan diventando uno dei testimonial della lotta alle malattie rare.
In molti hanno voluto dare un ultimo saluto al giovane e stringersi attorno ai familiari che per tanti anni lo hanno supportato e aiutato.
“Michele ha insegnato a tutti noi, ai malati e chi li circonda, a vivere la malattia, e non a subirla. Per questo la sua malattia è stata una provvidenza: lo è stata per tutti noi”. Con queste accorate, commosse, sentite parole, monsignor Guido Oliveri ha dato l’ultimo saluto a Michele Cargiolli, il trentacinquenne di Sampierdarena, afflitto dalla nascita dalla sindrome di Lesch – Nyhan e che ha dedicato l’intera sua esistenza a sensibilizzazione l’opinione pubblica sulle malattie rare. La cerimonia funebre si è tenuta stamani nella chiesa di Santa Maria della Cella, a Sampierdarena. Ad accogliere Franco Cargiolli e Paola Mazzucchi, la coppia che prese in adozione Michele come quarto figlio, ed i loro tre figli biologici, una folla silenziosa. Il feretro, portato in chiesa, è stato salutato sul sagrato da un forte applauso. Dopo i riti iniziali, il parroco, don Matteo Firpo, ha invitato monsignor Oliveri a pronunciare l’omelia: “Fui io a battezzarlo, l’8 dicembre del 1989 – ha ricordato dal pulpito l’alto prelato – Fu il mio 537mo battesimo. Per questo oggi sono qui”. Poi ha aggiunto: “Michele non ha inventato una medicina, ma in qualche modo, attraverso l’occhio attento dei genitori Franco e Paola, Michele ha dato l’indicazione di una medicina efficace, che aiuta a vivere la malattia, non a subirla. Fisicamente l’ha subita, ma Michele ha aperto gli orizzonti. Michele ha fatto capire la cosa più importante: gli ammalati di Lesch – Nyhan hanno bisogno di essere guardati, per essere trattati. E Michele ha dato a tutti noi questa importante lezione”.
Il coro della chiesa della Cella ha accompagnato, con toccanti canti, tutta la cerimonia. In prima fila, tra i moltissimi convenuti che hanno gremito le tre navate della chiesa, i volontari dell’Associazione “LND Famiglie Italiane”. Sulle maglie lo slogan, che è un monito e un incoraggiamento: “Rari non vuol dire soli”. La raccolta delle offerte avvenuta durante la celebrazione è stata devoluta proprio all’associazione “LND famiglie italiane”.
Al termine del servizio funebre, gli addetti di A.Se.F. del Comune di Genova, hanno trasferito il feretro al cimitero della Castagna, dove è stato immediatamente inumato alla presenza di famigliari e amici.