Genova – Una giornata di riflessione e confronto per ragionare pubblicamente sulla condizione femminile nel nostro Paese. L’ha organizzata, con una assemblea generale, la Cgil di Genova in occasione, oggi 25 novembre, della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
La condizione femminile è oggetto di una discussione costante che in Cgil si effettua tutto l’anno e che oggi viene affrontata nell’ambito dell’Assemblea Generale della Camera del Lavoro di Genova. In questo contesto non è sfuggito il dibattito acceso che in questi giorni ha campeggiato in molti talk show politici, nel corso dei quali si sono rincorse le teorie negazioniste del fenomeno del patriarcato. Sebbene sia indubbio che lo stesso non abbia più le sembianze con le quali l’abbiano conosciuto le nostre nonne e le nostre madri, è altrettanto innegabile che la società sia ancora uomo-centrica.
Il potere, sia esso economico, sociale, culturale o altro, è ancora saldamente in mano agli uomini. Il lavoro e, quindi, l’indipendenza economica, viatico per facilitare un rapporto di parità, rappresenta la cartina di tornasole della condizione di svantaggio sociale delle donne. In mancanza di servizi sociali per la famiglia, la cultura uomo centrica che ancora avviluppa il nostro Paese, sposta il peso dell’accudimento sulle donne. Ciò fa sì che, in un mercato del lavoro dove le ore settimanali di impegno lavorativo, invece che protendere alla diminuzione, accrescano in virtù di straordinari, spesso non pagati o pagati in nero e la produttività venga misurata con strumenti desueti e poco efficaci, non avendo parità di tempo, le donne non possano avere parità di carriera e parità di stipendio. Alcuni dati Inps elaborati dall’Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria: tra i dipendenti pubblici, la retribuzione media annua nel 2023 in Liguria, pari a 35.579,28 euro nel complesso, risulta molto differenziata sia per età sia per genere. In particolare aumenta al crescere dell’età ed è costantemente più alta per il genere maschile (41.929,62 euro contro 31.312,16 euro per le femmine nel totale, il 25,3% in meno della retribuzione media dei maschi pari a -10.617,46 euro). Nei settori privati, le lavoratrici, sempre nel 2023 in Liguria, hanno avuto una quota elevatissima di part time con 97.334 lavoratrici con questo tipo di contratto su 186.537 (pari al 52,2% del totale), contro i 48.134 maschi su 244.496 (il 19,7%del totale). In pratica una donna su due ha avuto un contratto part time, mentre la componente maschile è di uno su cinque e la retribuzione è di 27.366,08 euro l’anno per gli uomini e 17.995,70 per le donne, con un gender pay gap del 34,2% (dati Inps).
Essere discriminate, ostacolate e molestate sul lavoro significa subire una pesante forma di violenza, che va combattuta anche all’interno dei contratti collettivi di lavoro e degli integrativi aziendali. Ricominciare a ragionare con determinazione in termini di azioni positive, come previsto dalla Legge 125/91, in termini di codici contro le molestie sessuali ed in termini di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, rappresenta un contrasto forte e concreto al patriarcato. Una ultima riflessione sempre attraverso i dati, questa volta Istat: in Liguria nel 2023 si sono avuti 12 omicidi. Le vittime sono state 8 uomini e 4 donne, ma gli autori dei delitti sono diversi: gli 8 uomini sono stati uccisi per la metà da un conoscente, per l’altra metà da uno sconosciuto, mentre le 4 donne sono state uccise tutte da partner o ex partner.