Genova – C’è anche il celebre pasticcere Iginio Massari nell’orbita delle ipotesi per il salvataggio del Moody di largo XII ottobre a Piccapietra. Qualcosa di più di un pettegolezzo come ha spiegato oggi Il Secolo XIX in edicola. Che il noto pasticcere abbia un certo interesse per il capoluogo ligure ed il suo “mercato” non è certo una novità visto che, dopo il successo del “temporary store” della stazione Brignole, sempre preso d’assalto per Natale per poter gustare i dolci preparati secondo le ricette di Massari, la famiglia del pasticcere ha avviato una serie di “sondaggi” per aprire un punto vendita vero e proprio in città.
Tempo fa era circolata l’ipotesi di un interessamento per un locale in piazza San Lorenzo, davanti alla cattedrale e ora si parla di un colloquio aperto con la Genoa Business Unit avviata dall’assessorato al lavoro e allo sviluppo guidata da Mario Mascia e tra le location analizzate risulterebbe anche quella del Moody.
Una occasione straordinaria di far combaciare le tessere del puzzle prima che sia troppo tardi per i 26 dipendenti del Moody che avrebbero dovuto presentarsi ai nuovi posti di lavoro nel primo di febbraio e che, non avendolo fatto, sono ormai a rischio di licenziamento. Una occasione anche per Massari che rileverebbe un locale che ha già “una storia” in città e che potrebbe offrire una location perfetta per proporre prodotti di eccellenza e un servizio di bar pasticceria in una delle zone più centrali ed appetibili della città.
Sulla vicenda e sulle trattative pende, come la famigerata “spada di Damocle” la decisione del Tribunale di Genova circa la complessa vicenda del fallimento Qui Group e la possibilità che il giudice fallimentare possa decidere o meno di far rientrare anche “i muri” del Moody nel patrimonio sotto sequestro per cercare di coprire i debiti.
In quel caso, infatti, la possibilità di “cedere” gli spazi passerebbe da un curatore e non sarebbe così semplice e “lineare”.
L’udienza del 28 febbraio, quindi, potrebbe rivelarsi decisiva sul futuro del Moody e dei suoi dipendenti.
Solo a quel punto i giochi potrebbero essere più semplici e si potrebbero analizzare concretamente le offerte e le proposte. Nella speranza che i posti di lavoro siano ancora salvabili.
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