Savona – Saranno due esperti di esplosivi e di danni causati dalle esplosioni a rispondere alle domande tecniche poste dalla Procura di Genova che indaga sull’ormai quasi certo attentato alla nave petroliera Seajewel mentre stava scaricando il suo carico di greggio alle boe Sarpom al largo di Savona.
I due esperti seguiranno la petroliera battente bandiera maltese nello scalo del Pureo, in Grecia e qui potranno assistere alle operazioni di riparazione cercando di capire se, come sembra, lo squarcio aperto sulla chiglia da una delle due esplosioni sia stata causata da una bomba. In secondo luogo cercheranno di scoprire che tipo di esplosivo sia stato usato per cercare di dare quantomeno un indicazione di massima su chi possa esserci detro al presunto attentato.
La nave Seajewel – secondo le ipotesi investigative da verificare -potrebbe infatti appartenere alla “flotta ombra” che traffica in petrolio russo triangolando porti russi con porti extraeuropei o rifornendosi presso centrali di smistamento che operano occultamente per smerciare petrolio russo colpito da embargo e quindi non commercializzabile in Europa.
Qualcuno, insomma, avrebbe voluto mandare un avvertimento agli armatori o alla stessa Russia per far sapere che la petroliera è stata “scoperta”.
La stessa Procura infatti, ha ordinato l’analisi del petrolio a bordo della nave per poter accertare da dove provenga e se verrà confermata l’ipotesi di traffico di petrolio russo, il quadro si farà molto più chiaro e “leggibile” dagli esperti di rapporti internazionali e di scontri tra servizi segreti di paesi diversi.
Si farebbe più solida, in questo caso, la teoria di un attentato “dimostrativo” per causare ripercussioni o mandare un messaggio a chi traffica con il petrolio russo cercando di aggirare i divieti.
Di certo emerge la delicatissima vicenda avvenuta nel porto di Savona dove intrighi internazionali potrebbero aver portato forze più o meno “regolari” a collocare ben due ordigni esplosivi sotto la chiglia della petroliera mentre era in rada al largo di Savona, con il rischio che una esplosione creasse danni incalcolabili e un disastro ambientale.
Una delle due bombe, però, non sarebbe esplosa “attaccata” alla nave ma si sarebbe staccata cadendo sul fondale e questo avrebbe salvato (o è stato intenzionale) la nave dalla seconda esplosione che poteva aprire uno squarcio enorme con sversamento del petrolio in mare.
Circostanze gravissime – che qualcuno ha anche tentato di nascondere – che aprirebbero scenari preoccupanti per la popolazione, con misteriosi agenti in grado di avvicinarsi alle navi e collocare bombe senza essere visti.
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