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La Spezia, arrivata in porto la nave con Migranti salvati in mare

Migranti bambino Geo BarentsLa Spezia – E’ arrivata nel porto questa mattina la nave Solidaire con a bordo 26 Migranti salvati in mare. Dopo i 146 Migranti della Life Support, giunti ieri a Savona, le autorità governative hanno inviato nei porti liguri un’altra nave con a bordo disperati salvati in mezzo al mare. L’imbarcazione della ONG ha percorso come la “collega” migliaia di miglia per raggiungere il “primo porto sicuro” come previsto dalla nuova normativa varata dal Governo centrale a Roma.
Tra i migranti soccorsi in mare anche 4 minorenni non accompagnati che sono stati presi in carico dalla organizzazioni locali.
La Croce Rossa della Spezia ha curato l’assistenza a terra ed ha fatto in modo che i migranti venissero visitati e ricevessero le prime cure prima di essere ridistribuiti nelle strutture di destinazione, tutte in Liguria.
Ancora una volta la nostra regione viene scelta dalla struttura governativa quale destinazione finale di una missione di soccorso in mare suscitando le proteste degli stessi armatori che accusano il Governo italiano di “aggirare” le normative internazionali che prevedono che i naufraghi debbano essere sbarcati nel primo porto che garantisca la sicurezza, la possibilità di cure e di poter ripartire. La nuova normativa prevede invece che sia lo Stato italiano a decidere il porto di sbarco e con una puntualità “sospetta”, secondo le accuse rivolte dalle ONG, questi scali si trovano a giorni e giorni di navigazione dalla zona dove avvengono i salvataggi in mare, al largo delle coste nord-africane.
Secondo gli atttivisti si tratterebbe di un espediente per tenere lontane le navi delle ONG dalle acque dove ogni giorno persone perdono la vità nel tentativo di arrivare in Italia via mare.
Ieri il comandante della nave Life Support Domenico Pugliese, arrivata a Savona aveva duramente criticato la scelta del porto savonese in quanto “abbiamo impiegato quattro giorni di navigazione per arrivare al porto di Savona assegnatoci dalle autorità. L’assegnazione di un porto di sbarco così distante dal luogo del salvataggio non solo non tiene conto delle sofferenze delle persone a bordo, ma ci obbliga a restare lontani dalla zona operativa nel Mediterraneo Centrale per molto tempo”.

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