Genova – Dovrebbe essere eseguita oggi l’autopsia sul corpo di Elton Bani, il muratore di 41 anni di origini albanesi morto in seguito alle scosse elettrice emesse da uno o più taser utilizzati dai carabinieri in circostanze oggetto di indagine della magistratura genovese.
Compito del medico legale sarà quello di accertare se esiste un nesso causale tra le scariche elettriche – una o più – e il decesso, avvenuto domenica pomeriggio.
Il medico legale dovrà stabilire se l’uomo, apparentemente in ottima salute e uso a sforzi fisici non indifferenti, soffrisse di problemi cardiaci o neurologici che potrebbero aver influito nella morte e, ancora, se Bani si trovasse sotto l’effetto di sostanze (alcol o droghe) che potrebbero aver avuto un effetto sulle sue condizioni di salute e causato in qualche modo la morte.
Altra ipotesi al vaglio del medico legale quella che le scariche elettriche inflitte siano state numerose e ripetute e che sia questa la causa del decesso.
Domande che necessitano di risposte chiare da cui dipende l’evolvere dell’indagine aperta dalla Procura di Genova e che vede attualmente indagati due dei quattro carabinieri intervenuti in quel terribile pomeriggio di domenica 17 agosto in cui Elton Bani sarebbe stato, secondo testimoni, arrabbiato e molto agitato.
Il suo stato aveva precoccupato i vicini di casa che hanno chiamato il numero di emergenza 112 che ha inviato sul posto un’ambulanza e le forze dell’ordine.
Elton Bani avrebbe avuto un alterco con il personale dell’ambulanza e per questo sarebbero intervenuti i carabinieri che gli hanno chiesto i documenti per identificarlo.
Mentre stavano salendo in casa, Bani avrebbe dato in escandescenze, aggredendo i militari che, in risposta, avrebbero usato il taser.
Qui, però, le ricostruzioni divergono perchè secondo alcuni testimoni ci sarebbero stati più “colpi” finiti a vuoto, con gli elettrodi sparati dalle pistole elettriche che non avrebbero colpito il bersaglio costringendo ad usare altri taser per un totale di tre, ed invece un’altra ricostruzione secondo cui Bani sarebbe stato colpito da almeno tre scariche elettriche che potrebbero dunque aver causato il decesso.
L’uomo è stramazzato a terra e non si è più ripreso e i tentativi di rianimazione del personale sanitario non gli hanno potuto salvare la vita.
L’autopsia potrebbe dunque chiarire molti dei particolari oggetto di indagine e “fare la differenza” tra un episodio tragico ma imprevedibile e l’omicidio colposo che è oggetto di ipotesi di accusa nei confronti dei carabinieri.
Un caso, quello della morte di Elton Bani, che arriva a pochi giorni da un altra morte, sempre in conseguenza dell’uso del taser, in Sardegna.
Per questo motivo le reazioni sono piuttosto calde e la polemica, anche politica, è forte.
In ballo la sicurezza di uno strumento introdotto non troppo tempo fa nella dotazione delle forze dell’ordine e che permette di “stordire” una persona che in qualche modo risulta ostile o non collaborativa. Nel contempo chi lo usa sa che si tratta di un’arma potenzialmente letale in caso di problemi cardiaci o di fattori che rendono l’uso dello strumento sicuro al 99,7% dei casi secondo i costruttori.
Molti osservatori si domandano che succede se si rientra in quello 0,3% dei casi in cui, invece, lo strumento può causare danni.
Ad ogni modo il protocollo del ministero dell’Interno prevede che gli agenti delle forze dell’ordine debbano usare i taser solo in casi di reale pericolo e quando l’uso delle armi da fuoco è considerato eccessivo, per respingere una violenza o per vincere una resistenza. Prima di colpire una persona con il taser, gli agenti devono compiere una serie di passaggi: in primis dichiarare di essere armati, estrarre e mostrare l’arma, colpire con una scossa di avvertimento che lasci la possibilità alla persona di cessare la reazione violenta e solo dopo, se la persona continua nel suo intento violento, gli agenti possono “sparare” i dardi che trasmettono le scariche più potenti. Un uso progressivo e proporzionato della forza che è il fondamento della Giustizia italiana e cui ogni appartenente alle forze dell’ordine si addestra e rispetta con professionalità e auto-controllo perchè parte integrante e necessaria della propria missione.
Altre prescrizioni riguardano la durata della scossa, che non può superare i 5 secondi ed avere un voltaggio massimo di 50mila volt, perfettamente sufficienti a bloccare e inibire anche un uomo di corporatura molto robusta.
Agli operatori delle forze dell’ordine viene inoltre raccomandato di mirare alle gambe o alla parte bassa del torace, evitando le zone più sensibili come la testa o il petto, sede degli organi vitali più importanti.
Inoltre dovrebbero tenere in considerazione il fatto che la persona colpita cade a terra senza potersi muovere e dunque potrebbe ferirsi nella caduta.
Per garanzia dell’operatore e del colpito, tutti i dati delle scosse sono conservati in una memoria presente nella dotazione dell’arma e che possono essere “letti” per un ulteriore analisi di quanto avvenuto.
——————————————————————————————————
Resta aggiornato con le Notizie della Liguria!
Iscriviti al canale Telegram di LiguriaOggi.it
Seguici sulla pagina Facebook
Iscriviti al canale whatsapp
Le notizie di LiguriaOggi.it viaggiano anche su Threads
Per segnalazioni alla Redazione – Whatsapp 351 5030495 – [email protected]