Genova – Da giorni tornano insistenti i forti odori che da mesi rendono irrespirabile l’aria alla Foce, a Carignano e ad Albaro e i sospetti tornano a concentrarsi sul depuratore di Punta Vagno. I residenti preparano nuove denunce e organizzano una maxi richiesta di risarcimento danni da presentare quando verrà identificato il responsabile.
Nei giorni scorsi si è registrata una importante novità. Dopo essere stato velocemente “escluso” dalla lista dei sospettati, infatti, il depuratore di Punta Vagno gestito da IREN attraverso la controllata Ireti, è tornato nella lista delle possibili fonti odorigene dopo un allarme scattato proprio mentre nei locali erano presenti i tecnici della Asl 3, di Arpal e del Nucleo Ambientale della Polizia locale.
In uno dei locali della struttura, infatti, si è registrata la presenza anomala e – sembra – oltre il limite previsto – proprio di sostanze sospette e potenzialmente (secondo Arpal) tossiche.
L’allarme ha fatto scattare misure di emergenza per i dipendenti del depuratore e ha acceso alcune “lampadine” sul quadro comandi di chi sta gestendo la crisi cercando di individuare cosa stia causando da mesi forti odori ma anche nausea e bruciori alle vie aeree, ai residenti della Foce, di Carignano e di Albaro, probabilmente a seconda del vento e della sua direzione.
Intanto il fascicolo di indagine aperto è passato al penale e sebbene ancora senza indagati, è ricco di ipotesi di accusa. Se verrà identificato il responsabile si rischiano pesanti condanne ma, soprattutto, si rischia un’ondata di cause risarcitorie che potrebbero trasformarsi in un pesante impatto economico.
Nel quartiere della Foce c’è già chi consiglia di andare in ospedale quando gli effetti degli odori si fanno sentire (nause, bruciori agli occhi e alle vie respiratorie) per avere “prove” documentate (referti medici) in grado di dimostrare che l’impatto degli odori non è solo “sgradevole” ma è anche un pericolo per la salute delle persone.
Appena individuato il “colpevole” partiranno le cause per chiedere risarcimenti per mesi trascorsi con le finestre chiuse, in estate, e per chiedere che i giudici quantifichino economicamente il danno subito da chi ha sofferto di nausea, di bruciori agli occhi ed alla gola o ha faticato a respirare.
Il misterioso “puzzo” si ripresenta ciclicamente e colpisce diverse zone a macchia di leopardo e soprattutto non tutte insieme. Probabilmente entrano in gioco correnti e direzione del vento ma le segnalazioni arrivano sia da Carignano (che sospetta del Waterfront) che dalla Foce e sino ad Albaro, con la zona di via Nizza e circondario.
Di certo l’emergenza registrata al depuratore farà scattare un monitoraggio ancora più attento sull’impianto gestito da Iren tramite Ireti mentre il Municipio locale si domanda come sia stato possibile che all’inizio dell’emergenza “puzza” il depuratore sia invece stato scagionato con grande enfasi sui Media.
Un collegamento non è stato dimostrato e potrebbe non esserci ma, secondo i consiglieri municipali che da mesi denunciano i miasmi, si tratta di un “mistero nel mistero”.
Immediata la risposta, invece, dell’assessore all’Ambiente Silvia Pericu che ha dichiarato che “il Comune di Genova ha intimato formalmente a Ireti, gestore dell’impianto, di intervenire immediatamente per fermare la causa delle emissioni e ripristinare le condizioni di normale esercizio del depuratore”.
Difficilmente, invece, si potrà disporre un sequestro della struttura poiché il blocco causerebbe un danno ancora maggiore considerando che, attualmente, filtra e ripulisce gli scarichi di circa 200mila persone e punta, proprio con recenti modifiche, ad aumentare ancora la capienza.
Sulle presunte incongruenze punta anche la presidente del Municipio Anna Palmieri che, in un post sui social tuona:
“La nostra prima denuncia è stata il 2 settembre – scrive Palmieri – e avevano subito escluso problemi al depuratore e ora leggo ciò. Direi vergognoso e surreale”.
Intanto la puzza e le irritazioni alle vie respiratorie proseguono e da venerdì i forti odori sono tornati insistenti alla Foce, anche per effetto del vento che soffia dal mare.
I controlli verranno intensificati e il responsabile potrebbe presto essere identificato e punito. Subito dopo, a raffica, potrebbero arrivare le richieste di risarcimento danni, l’arma più potente nelle mani dei Cittadini che, da mesi, non sanno se quello che arriva nelle loro case è un puzzo nauseabondo che comunque li costringe a modificare la loro normale vita o se, peggio, si tratta di emissioni pericolose e con effetti sulla salute.
“Nel dubbio – spiega chi sta preparando le azioni legali – meglio far documentare tutto con certificati e referti medici”.





















