Roma – Il “caso” degli Home Restaurant, con i cuochi che trasformano le cucine dei loro appartamenti in piccoli ristoranti “social” finisce in Parlamento e lo fa con una proposta avanzata da Confesercenti Fiepet attraverso il deputato Enzo Lattuca (PD).
Confesercenti, con la tavola rotonda dello scorso 5 ottobre a Cesena, ha elaborato uno schema di regolamentazione che passa attraverso il riconoscimento degli Home Restaurant come “attività di somministrazione di alimenti e bevande e lo fa con un testo che potrebbe essere approvato dal Parlamento italiano rendere più trasparente il servizio e per tutelare clienti e imprenditori.
L’onorevole Enzo Lattuca ha depositato il 19 ottobre scorso, presso la Commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera, la bozza di regolamento mantenendo in questo modo l’impegno che si era assunto proprio in occasione del convegno Fiepet.
“L’universo degli home restaurant – spiegano alla Fiepet Confesercenti – solo nel 2014, ha fatturato 7,2 milioni di euro in Italia, con ben 7mila cuochi social attivi in Italia nel 2014 ed una tendenza prevista di ulteriore crescita per il 2015”.
Dati che evidenziano che il fenomeno degli home restaurant necessita di una regolamentazione come specificato dallo stesso Ministero dello sviluppo economico, secondo cui “tale attività non può che essere classificata come un’attività di somministrazione di alimenti e bevande, in quanto anche se i prodotti vengono preparati e serviti in locali privati coincidenti con il domicilio del cuoco, essi rappresentano comunque locali attrezzati aperti alla clientela”.
“Non possiamo che essere soddisfatti per l’approdo di questa risoluzione in Commissione – commenta Paolo Barbieri, funzionario di Fiepet Confesercenti Genova che aveva partecipato ai lavori del 5 ottobre scorso a Cesena -. La speranza adesso è che il testo passi velocemente il vaglio di entrambe le camere per arrivare finalmente ad una legge che tuteli i cittadini da eventuali rischi per la salute e ripristini una situazione di leale concorrenza con i pubblici esercizi tradizionali”.