Milano – Più matrimoni civili che religiosi. Storico sorpasso, nel Nord Italia per il numero delle cerimonie civili rispetto a quelle celebrate in Chiesa. E’ solo uno dei dati che emergono dai dati Istat che fotografano un’istituzione sempre più in crisi.
Ci si sposa sempre più tardi (uomini 34 anni, donne 31) e ci si separa sempre di più. Gli uomini divorziano più facilmente intorno ai 47 anni mentre per le donne, l’età critica è attorno ai 44 anni.
La durata media delle coppie è di circa 16 anni e, per la prima volta, nel solo Nord Italia, il numero dei matrimoni celebrati davanti al Sindaco o in Comune ha superato quello delle cerimonie religiose in chiesa.
Se a questo si aggiunge la sempre maggior diffusione delle “coppie di fatto” appare evidente come il matrimonio religioso sia in fortissima crisi e in diminuzione inesorabile.
Segno dei tempi ma anche “furbizia” legata ai benefici di cui godono le coppie “non sposate” e che convivono senza darne comunicazione ufficiale.
Le coppie di fatto hanno innegabili vantaggi come quelli isee (non si cumulano i redditi) o del Fisco e possono far risultare la residenza dei due componenti in case diverse risparmiando su tasse sulla casa, bollette dell’energia e delle utenze.
Inoltre i figli di persone non sposate accedono più facilmente agli asili nido e alle strutture comunali poichè risultano figli di madri single, hanno isee più bassi e punteggi più alti nella determinazione delle graduatorie.
Tutte anomalie provocate dalla resistenza ideologica del fondamentalismo cristiano cattolico – che ormai tiene in scacco la politica italiana – al riconoscimento delle coppie di fatto con adeguate leggi che le regolamentino e che possano consentire allo Stato efficaci lotte all’evasione fiscale e alla riduzione degli abusi.