Roma – Il Governo, durante la seduta odierna del Consiglio dei Ministri, ha deciso di deliberare l’impugnazione (clicca qui per leggerla) sulla legge regionale n.22, il cosiddetto “Piano Casa”, approvata ufficialmente dalla giunta Toti nel dicembre scorso.
La nuova legge regionale, che avrebbe dovuto varare nuove norme in ambito urbanistico, si prefiggeva come obiettivo principale quello di adottare “misure urgenti per il rilancio dell’attività edilizia e per la riqualificazione del patrimonio urbanistico-edilizio”.
Il Consiglio dei Ministri ha però ritenuto necessario deliberare a favore di un’impugnazione “in quanto alcune disposizioni, consentendo interventi edilizi in aree tutelate senza prevedere il necessario rispetto delle procedure previste dalla legge statale e dall’ordinamento comunitario, violano la competenza legislativa esclusiva statale in materia di tutela dell’ambiente e di tutela del paesaggio”.
Nello specifico, il Governo ha proceduto con un’impugnazione sul “Piano Casa” della Regione Liguria perché ritenuto in aperta violazione dell’articolo 117 della Costituzione italiana, che al primo e secondo comma chiarirebbe le competenze legislative esclusive dello Stato e quelle delle singole istituzioni locali e regionali.
In particolare, il Consiglio dei Ministri ha sottolineato come alla lettera S del primo comma dell’articolo 117 vengano indicate le materie sottoposte alla potestà legislativa esclusiva dello Stato italiano, che viene esercitata anche nell’ambito della “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”.
Lo stesso articolo della Costituzione spiega poi come alle Regioni spetti il potere legislativo su quelle materie “non espressamente riservate alla legislazione dello Stato”, aprendo alla possibilità, da parte del Governo centrale, di “bloccare” quelle misure che vadano ad invadere il campo d’azione esclusivo dello Stato.
Sono state diverse le reazioni alla notizia dell’impugnazione del Consiglio dei Ministri, anche perché la legge n.22 della Regione Liguria venne approvata a suo tempo con il minimo dei voti sufficienti per permetterne l’entrata in vigore, situazione che alimentò le proteste e le critiche di diversi esponenti delle opposizioni.