Genova – Il Mercato del Pesce di piazza Cavour sta per chiudere e i pescatori lanciano l’allarme: il nuovo punto vendita di Cà de Pitta non sarà pronto prima di un mese o due e non sappiamo dove andare.
I rappresentanti dell’Alleanza Cooperativa Ligure esprimono forte preoccupazione per la chiusura del
Mercato Ittico di Genova.
“Temiamo che la chiusura del Mercato di Piazza Cavour comporti una gravissima perdita per il mondo della produzione ittica ligure – dice Barbara Esposto di Legacoop Pesca Liguria – in un momento già difficile per tutte le imprese del comparto, che rischiano di non trovare più gli adeguati sbocchi commerciali, in una stagione caratterizzata dal brutto tempo che sta riducendo drasticamente le giornate di pesca”.
“Chiudere il mercato all’ingrosso nel pieno della stagione di pesca riteniamo possa avere gravi ripercussioni
su tutto il settore e sull’indotto – prosegue Augusto Comes di Federcoopesca Liguria – in un momento dove
le nostre imprese faticano per raggiungere la sostenibilità economica quotidiana”.
Anche i grossisti sono in apprensione, consapevoli delle difficoltà logistiche ed organizzative per poter
continuare ad operare.
“Sono stupito perché non capiamo la motivazione che induce l’amministrazione a chiudere il mercato così repentinamente. Lo spostamento a Cà de Pitta – dice Maurizio Verrini storico grossista – avrebbe dovuto avvenire come continuazione dell’attività che stiamo svolgendo. Apprendiamo dai giornali che la nuova sede mercatale potrà essere pronta solo tra un mese e nel frattempo dove continueremo a svolgere il nostro lavoro? Alcuni di noi hanno i propri magazzini atti alla vendita all’ingrosso altri, e sono la maggior parte, no. Come potranno organizzarsi per non rischiare di chiudere definitivamente la propria attività? Non possiamo negare che per una città a vocazione marinara come Genova sospendere le contrattazioni al mercato non potrà che avere ripercussioni negative e catastrofiche su tutta la filiera dai pescatori, ai grossisti, alle pescherie, alla ristorazione e anche alla GDO.”
Il pensiero corre subito alla situazione occupazionale che rischia di subire tagli drastici ed immediati in tutte
le categorie considerando che parliamo almeno di 2.000 persone.