Roma – Basta un sms dell’amante come prova di avvenuto tradimento, ed è considerato sufficiente a suffragare la richiesta di separazione con addebito a carico del coniuge fedifrago.
I protagonisti della vicenda sono due coniugi milanesi che, dopo una crisi coniugale, erano tornati insieme con la nascita della terza figlia, nel 2002; dopo qualche anno, però, la moglie avrebbe scoperto alcuni sms dell’amante ricevuti dal marito sul cellulare. La Corte d’Appello di Milano si era occupata del caso, imputando al coniuge l’addebito per la violazione dell’obbligo di fedeltà; il marito avrebbe comunque cercato di difendersi, affermando che il matrimonio fosse già seriamente compromesso da anni, e che la scoperta della sua infedeltà avrebbe solamente contribuito a velocizzare la fine dell’unione.
La Corte di Cassazione, con sentenza 5510, depositata il 6 marzo 2017, ha confermato la decisione della Corte di Appello, riconoscendo pienamente la colpa del marito; dovrà quindi versare alla ex moglie duemila euro di mantenimento, e tremila euro al mese per il mantenimento dei figli, oltre al pagamento delle spese straordinarie concordate tra le parti. La madre, inoltre, avrebbe ottenuto la custodia dei figli.
L’Avvocato civilista e matrimonialista Gaetano Longobardi ha espresso il suo stupore nei confronti della sentenza, dichiarandosi curioso di conoscerne le motivazioni, visto che una precedente pronuncia del 2016 la stessa Cassazione stabilì che spiare il cellulare del partner è reato. Afferma inoltre che “La sentenza è importante perché dà la giusta importanza al tema dell’addebito della separazione, un aspetto molte volte penalizzato, che spesso non viene tenuto nella giusta considerazione perché è quasi annullato dalle richieste reciproche dei partner e quindi non sempre sancito dalla magistratura. Se però la pronuncia vale per gli sms a maggior ragione l’addebito dovrebbe valere per le prove fornite dall’attività investigativa sull’infedeltà dei coniugi”.