Genova – Da ieri su Facebook non si parla d’altro. Del lungo post di Federico Fiumani dei Diaframma in cui spiega le motiviazioni che lo avrebbero portato ad annullare una data in programma a Genova.
Il cantautore fiorentino scrive: “Come facilmente si evince dai commenti sotto al mio post di pochi giorni fa riferito al fatto che io non suono nei Festival organizzati da gente che picchia le donne, le manda all’ospedale, le tiene segregate in casa per due giorni, gli spegne sigarette in faccia e le aggredisce per strada”.
Il riferimento, tutto da verificare e che sta sollevando un autentico vespaio di polemiche è ad un organizzatore di eventi genovese con il quale Fiumani e i Diaframma avrebbero dovuto collaborare la prossima primavera. Il concerto è poi misteriosamente “saltato” ed hanno iniziato a circolare indiscrezioni e ricostruzioni mai del tutto confermate, su quanto successo.
Nei giorni scorsi, però, un post di Fiumani ha riacceso le polveri scatenando un vero putiferio.
“Ho annullato la data, appena ho saputo da amici genovesi fidati che razza di stronzo è la persona in questione. Volevo aggiungere che in questi giorni la mia attività principale è scrivere a tutti i miei amici musicisti, agenzie di Booking, giornalisti, informandoli che c’è gente che, invece di stare in galera, organizza festival musicali. Se ci suonate sapendo che razza di merda è l’organizzatore, avrete tutto il mio disprezzo”.
Io cantante dei Diaframma attacca con tutte le sue energie e, sempre su Facebook conclude: “Dulcis in fundo, la merda ha anche una scalcagnatissima casa editrice dove, in cambio di un 69 o almeno un pompino, pubblica libri di giovani scrittrici in erba. E vabbè, uno le donne se le procura come può”.
E proprio a riguardo dei servizi editoriali, sono arrivate, sempre sui social, diverse testimonianze che sembrerebbero confermare le accuse, ancora tutte da verificare e dimostrare – di presunte richieste di favori sessuali in cambio delle pubblicazioni.
In particolare un intervento di una giovane, sotto lo pseudonimo di Kants Exhibition ha poi pubblicato gli screenshot con i messaggi privati che, a suo dire, sarebbero stati inviati dall’editore. Messaggi che, se autentici, confermerebbero una condotta che potrebbe costituire materiale per una indagine giudiziaria approfondita, sia per accertare se quanto pubblicato corrisponde al vero e sia per tutelare, se si trattasse di invenzioni, l’onorabilità della persona indicata con tanti elementi da renderla facilmente individuabile.
“Ci sono due modi per chiudere un contratto – avrebbe scritto l’uomo – o lo firmiamo o lo firmiamo e suggelliamo la nostra alleanza con un bel…”.
Secondo il racconto della ragazza che avrebbe pubblicati i messaggi, al rifiuto di accettare la proposta oscena sarebbe seguito l’annullamento dell’accordo di pubblicazione.
Le testimonianze sul presunto caso di molestie e violenze si stanno moltiplicando e diverse giovani stanno rendendo pubbliche le loro denunce scatenando un putiferio che ricorda da vicino il celebre caso del #metoo americano che ha fatto tremare Hollywood ed ha dato il via ad una serie di indagini e allontanamenti dal mondo dello spettacolo anche di personaggi molto noti.
Naturalmente si attende anche la difesa del diretto interessato che potrebbe replicare alle accuse dimostrando di essere totalmente estraneo ai fatti. Al momento, però, non sono pervenute prese di posizione e il caso potrebbe finire in Tribunale per accertare in modo univoco quanto è realmente avvenuto.
Sul Secolo XIX si legge la risposta del legale della persona mai citata per nome ma “indicata” da più “fonti” .
«La realtà dei fatti è molto diversa da quanto abbiamo letto in queste ore – dichiara Daniele Pomata, legale dell’impresario ed editore – Podestà non è mai stato né condannato né imputato e noi ci riserviamo di rivalerci nei confronti di chi ha fatto queste dichiarazioni».