Chiavari – Sarà l’autopsia a chiarire con certezza come è morto Pino Orazio, l’ex collaboratore di Giustizia ucciso nel parcheggio di un supermercato. Una ferita alla nuca potrebbe essere il foro di entrata di un piccolo proiettile calibro 22 sparato a breve distanza o il segno di un colpo inferto con un corpo contundente con una punta sottile, forse un attrezzo agricolo.
E nella serata di ieri le forze dell’ordine hanno perquisito, sempre a Chiavari, la gioielleria di una ex socia di Orazio che, in passato, lo aveva accusato di averle sottratto dei gioielli quando erano in attività insieme.
Nella stessa operazione sarebbe stato portato via un uomo e sequestrato un mezzo da lavoro edile sul quale erano presenti diversi attrezzi da lavoro. L’analisi degli oggetti permetterà di capire se uno di essi è stato usato per colpire l’uomo trovato ormai cadavere.
Pino Orazio, 70 anni, era stato un collaboratore di Giustizia negli anni 90 e le sue testimonianze avevano attraversato decine di processi anti Mafia dell’epoca e per questo aveva ottenuto un programma di protezione dei testimoni che si era concluso da poco tempo.
L’uomo era stato trasferito a Chiavari dalla sicilia dove troppo grande era il rischio di una vendetta delle organizzazioni criminali che aveva aiutato a sconfiggere.
Una scelta dopo una lunga militanza nel clan Santapaola nel corso della quale aveva preso parte a molti regolamenti di conti.
Chiuse le sue pendenze con la Giustizia, aveva chiesto e ottenuto di uscire dal programma di protezione per avviare un’attività di gioielliere.
L’uomo è stato ritrovato con il portafogli ancora in tasca ma non si esclude la pista di una rapina finita male anche se lo spettro di una vendetta ritardata della Mafia resta la pista più accreditata per il delitto.