Chiavari (Genova) – Saranno le analisi sui vestiti sequestrati dalle forze dell’ordine e su impronte digitali e dna trovati sul luogo del delitto a dare forse una risposta sull’autore dell’omicidio di Pino Orazio, l’ex collaboratore di Giustizia ucciso nel parcheggio di un supermercato a Chiavari, freddato con un unico colpo di pistola alla testa.
L’autopsia ha chiarito che, per uccidere, il killer ha sparato un unico colpo di pistola che si è conficcato nel cranio uccidendo l’uomo quasi istantaneamente. Un colpo sparato a distanza ravvicinata, tanto da essere attutito dal cappuccio della felpa indossata dalla vittima.
In un primo momento si era pensato ad un colpo inferto con uno stiletto ma l’autopsia ha chiarito che il proiettile è stato schiacciato colpendo un osso prima di penetrare nel cranio.
Le indagini restano a 360 gradi ma le forze dell’ordine hanno sequestrato indumenti e oggetti trovati nell’abitazione di una ex compagna di Pino Orazio, con la quale c’era stata una lunga relazione conclusa qualche tempo fa e che ha portato ad una serie di litigi.
L’ultimo con la denuncia, da parte della donna, di un presunto furto di gioielli avvenuto in una rivendita di preziosi aperta dalla vittima e dall’ex socia e compagna.
Verifiche anche su altre persone vicine alla donna e che potrebbero aver avuto un ruolo in una possibile “vendetta” ma anche la pista di un regolamento di conti all’interno della malavita organizzata non viene escluso.
Pino Orazio era stato collaboratore di Giustizia in numerosi processi contro la Mafia e l’ipotesi di una vendetta della malavita non può essere esclusa a priori.