Genova – La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Genova ha sequestrato beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro a persone accusate di essere legate alla ‘Ndrangheta.
La DIA, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri e su proposta del Procuratore aggiunto Gaetano Paci e del Sostituto Gianluca Gelso, sta mettendo in atto provvedimenti di sequestro emessi dal Tribunale di Reggio Calabria che interessano conti correnti, depositi bancari, beni mobili, società e immobili nelle province di Savona, Alessandria e Reggio Calabria.
I beni sequestrati sarebbero riconducibili a Carmelo Gullace, già agli arresti domiciliari, alla moglie Giulia Fazzari, a Orlando Sofio, rinchiuso nel carcere di Voghera e alla moglie di Sofio, Marianna Grutteria, in custodia nella casa circondariale di Vigevano.
I quattro sono stati arrestati nel 2016 nel corso dell’operazione denominata “Alchemia”.
A conclusione dell’indagine di tre anni fa, Polizia di Stato e Dia hanno eseguito 42 misure cautelari a carico di sospettati di essere affiliati e contigui alle cosce della N’drangheta reggina Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro, gravementi indiziati dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizzia di beni e società.
Nello specifico, tra i destinatari dell’odierno sequestro spicca la figura di Carmelo Gullace, originario di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, e della moglie Giulia Fazzari, considerati dagli inquirenti come appartenenti ad una associazione di tipo mafioso.
Le indagini patrimoniali della DIA di Genova avrebbero svelato un quadro di presunta contiguità dei due soggetti alla cosca Raso-Gullace-Albanese a stretta base familiare che sarebbe stata la vera motivazione al successo imprenditoriale e che avrebbe permesso alla coppia di accumulare patrimoni proventi da attività illecite.
Gullace sarebbe considerato la figura di vertice della cosca, e occuperebbe un ruolo direttivo e di comando, in quanto referente ‘Ndrangheta in Liguria e in Piemonte per la risoluzione di controversie, per il mantenimento dei contatti con gli esponenti di spicco di altre articolazioni territoriali della ‘Ndrangheta, per la condivisione in interessi imprenditoriali, anche al di fuori del territorio italiano, per il reimpiego dei proventi delle attività delittuose.
Trasferitosi a Ceriale (SV) nel 1973 – secondo i sospetti degli inquirenti, per sfuggire alla guerra di mafia contro i Facchineri, che negli anni ’70 insanguinò Cittanova (RC), Gullace avrebbe lavorato inizialmente alle dipendenze di Francesco Fazzari come autotrasportatore, sposandone poi la figlia, considerata oggi dagli inquirenti partecipe e a completa disposizione della cosca Raso-Gullace-Albanese.
Il suo ruolo sarebbe stato quello di mantenere rapporti con gli amministratori dei comuni di Savona, finalizzati all’acquisizione di appalti pubblici, nonché di organizzare trasferte in Brasile per riciclare proventi delittuosi della cosca di appartenenza, attraverso l’acquisizione di proprietà immobiliari.
Altro destinatario dei provvedimenti di sequestro odierni è Orlando Sofio, originario di Cittanova (RC), considerato dalle indagini partecipe della cosca Raso-Gullace-Albanese, in quanto uomo di fiducia di Carmelo Gullace, col ruolo di referente piemontese, con incarico specifico di tenere i rapporti con la cosca Piromalli di Gioia Tauro, di reperire prestanome per l’intestazione fittizia delle attività imprenditoriali riconducibili al sodalizio criminoso e di curare gli interessi economici comuni con la cosca Gagliostro-Parrello di Palmi (RC) nell’ambito degli appalti per le pulizie in Calabria, nella produzione di lampade e nell’acquisto di autonoleggi in Lombardia.
Altro soggetto colpito dai sequestri è Marianna Grutteria, che sarebbe stata in costante rapporto con Sofio e con Candeloro Gagliostro, capo della famiglia mafiosa, su espressa disposizione di Sofio per cui fungeva anche da telefonista.
Sia Sofio che Grutteria avrebbero concorso con la loro condotta a rafforzare la sussistenza e l’operatività della cosca Raso-Gullace-Albanese espandendone la dimensione imprenditoriale attraverso la gestione occulta di imprese operanti in settori economicamente sensibili, tentando di infiltrarsi, con la compiacenza di esponenti politici ed imprenditoriali, nei sistemi di aggiudicazione dei lavori pubblici, attraverso il meccanismo dei subappalti.
Il Tribunale di Reggio Calabria, anche perquesti ultimi, ha ritenuto esistenti i presupposti della pericolosità sociale.
Tra i beni sequestrati su proposta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria Direzione Distrettuale Antimafia dal Tribunale di Reggio Calabria Sezione Misure di Prevenzione sono rientrati complessivamente quote di partecipazione e patrimonio aziendale di sette società, circa ventuno beni immobili, fabbricati e trentasei terreni, numerosi conti correnti e beni mobili riconducibili alle società sequestrate in provincia di Reggio Calabria, Savona ed Alessandria.
Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 15 milioni di euro.