Genova – Il Prefetto di Genova Carmen Perrotta ha detto no alla richiesta della Regione Liguria circa la possibilità di esercitare la caccia al di fuori del proprio comune di residenza e in gruppo, in “deroga” alle disposizioni nazionali anti covid.
Una risposta negativa che ha fatto esultare le associazioni ambientaliste che si erano schierate contro la decisione della Regione Liguria di chiedere un “chiarimento” su disposizioni che non dovrebbero avere alcun bisogno di essere approfondite vista la loro chiarezza rispetto al comportamento da tenere da parte di tutti i Cittadini, nessuno escluso. Norme che vietano assembramenti e spostamenti al di fuori del proprio comune di residenza se non per giustificati e comprovati motivi legati a lavoro, studio o salute e comunque di “necessità assoluta”.
Tra le altre anche l’associazione ARKUS, UnCane, UnAmico ODV esprime “gratitudine e soddisfazione per l’esito sortito dall’ Organo di Controllo” e ribadisce che non è consentita neppure l’attività venatoria di gruppo in quanto le Faq regionali non rappresentano una “fonte di diritto primario”, “cosa che – secondo la stessa assiazione -non sarebbe stata difficile da capire anche dalla Giunta Regionale stessa, senza dover scomodare il Prefetto”.
In una nota Stampa l’associazione di difesa dell’Ambiente coglie l’occasione anche per ribadire la propria contrarietà anche al provvedimento che autorizza l’abbattimento di 60 cormorani “accusati” di cacciare il pesce nei corsi d’acqua dell’entroterra ligure.
“Viene da sorridere – spiega Eva Bertolini, presidente dell’associazione – quando ogni piano di abbattimento della fauna selvatica viene chiamato “selettivo”, quando sappiamo benissimo che di selettivo non ha niente. Si tratta di vera e propria caccia e uccisione di esseri deboli e indifesi, di qualsiasi età e specie, per compiacere cacciatori e pescatori. Non importa se, nel fatto specifico, si tratta di specie protetta, che il loro abbattimento sia in deroga alle direttive comunitarie per motivazioni inesistenti e contestabili. La mente fertile della nostra Giunta trova sempre motivi per una “deroga” nell’ambito della caccia. Forse però varrebbe la pena essere almeno più preparati per evitare figuracce pubbliche, come quella precedente dello sforamento dei confini comunali per la caccia ai cinghiali e come in questo caso”.
Secondo l’associazione Arkus infatti: “il cormorano non prolifica in Liguria ma è un uccello migratore. La fauna ittica non viene minacciata dal cormorano la cui attività di prelievo di pesci dai nostri corsi d’acqua dolce può ben essere classificata nell’ambito della vera “selezione naturale”. Lo spopolamento dei nostri corsi d’acqua, e non dimentichiamo il mare, è da attribuirsi proprio ed esclusivamente al genere umano: l’ecosistema non si protegge distruggendo il proprio patrimonio faunistico, abbattendo la specie animale in modo indiscriminato, inquinando l’ambiente, in questo caso con scarichi fognari e industriali, con la cementificazione, con l’annullamento indiscriminato della vegetazione sugli alvei e con la pesca spesso incontrollata ed illecita”.
L’associazione ambientalista fa anche notare che “in un periodo come questo, di piena emergenza di salute, di crisi socio-culturale, di economia del lavoro, di danni alle imprese, la Regione Liguria ha tempo da spendere per “sfornare” direttive su direttive che, sorprendentemente, vanno sempre (da qualsiasi parte le guardi) in direzione degli interessi di cacciatori e pescatori, al relativo indotto ed alla tutela del loro passatempo ludico”.
L’associazione Arkus si augura infine che non si arrivi in Liguria allo spettacolo offerto dai cacciatori livornesi che, dopo lo stop, “temono danni psicologici” .