Genova – Non ci fu nessun ingegner Luigi Raffaele De Ferrari, nessuno scontro con il Governo e il Duca di Galliera non aveva nessun bisogno di chiedere alla moglie il denaro necessario a costruire la Diga Foranea perché “erano soldi suoi”.
Ha destato grande sorpresa, tra gli esperti di storia locale, la fantasiosa ricostruzione che sarebbe stata fatta durante il convegno sul nuovo progetto presentato per costruire la nuova diga foranea di Genova.
Leggendo le dichiarazioni fatte durante il convegno, riportate da diverse Testate Giornalistiche locali, alcuni storici sono letteralmente saltati sulla sedia e desiderano precisare alcuni passaggi fondamentali per comprendere quanto avvenne senza quelli che vengono definiti “condimenti da propaganda elettorale”.
Per prima cosa Luigi Raffaele De Ferrari, Duca di Galliera e principe di Lucedio (Genova, 6 luglio 1803 – Genova, 23 novembre 1876) non era affatto un ingegnere e non ha mai studiato per diventarlo.
Il riferimento (errato) all’ingegnere è al professionista Parodi che firma il progetto della Diga Foranea.
Raffaele De Ferrari, duca di Galliera, era invece un facoltoso banchiere molto ben introdotto presso le nobili casate di Italia e Francia ed un imprenditore di grande lungimiranza.
Insieme ad altri banchieri illuminati finanzio la costruzione di una parte delle Ferrovie francesi e quando il figlio Filippo annuncia di voler rinunciare ai titoli nobiliari per le sue convinzioni politiche, De Ferrari, di fatto, vede sfumare il desiderio di veder proseguita la nobile casata e decide di lasciare “un segno” in una città piuttosto “lagnona” e inconcludente, con un porto ancora basato su pontili di legno e vittima di ogni mareggiata che portava l’acqua del mare sin nel cuore del centro storico per via dei marosi.
Raffaele De Ferrari decide quindi di finanziare con 20 milioni in oro un progetto realizzato dall’ingegner Parodi e che prevede la costruzione della Diga Foranea, di moli in pietra e cemento e di gru e infrastrutture in grado di trasformare il vecchio porto di Genova in un moderno scalo in grado di affrontare le sfide in arrivo con l’apertura del Canale di Suez dove il duca aveva interessi economici.
Nessun contrasto con il Governo – si diceva – perché invece l’offerta fatta da Luigi Raffaele De Ferrari venne accolta con grande entusiasmo dal capo del Governo dell’epoca, Minghetti che, è noto agli studiosi, venne addirittura a Voltri (all’epoca comune a sé) per ringraziare personalmente il Duca di Galliera e per accettare l’offerta a nome del Governo.
Esisterebbe una lettera, conservata negli archivi della Villa Duchessa di Galliera, che dimostrerebbe l’accaduto.
E non si capisce come il Governo avrebbe dovuto essere in contrasto con l’offerta fatta visto che 20 milioni in oro corrispondono oggi a una cifra vicina ai 20 miliardi di euro.
Il Governo avrebbe avuto un porto nuovo, una struttura moderna e capace di affrontare le sfide economiche dell’epoca e il tutto pagato da un privato cittadino, imprenditore forse interessato, ma che non ha chiesto un centesimo a Roma.
Gli storici locali si domandano quindi da dove emerga la narrata contrapposizione tra Governo e Duca e dove mai ci sia stato “conflitto” se persino il capo del Governo dell’epoca sentì il dovere di affrontare un viaggio sino a Genova (Voltri) per ringraziare il Duca di Galliera.
La città osanna De Ferrari intitolandogli la neonata omonima piazza quando il nobile-mecenate-imprenditore era ancora in vita. Un tributo mai concesso prima.
E il progetto e la realizzazione del nuovo Porto si aggiungono alla donazione alla città di Palazzo Rosso e Palazzo Bianco, oggi sedi di prestigiosi musei cittadini, insieme alle loro ricchissime pinacoteche e raccolte d’Arte.
Una figura di imprenditore oggi praticamente scomparsa e che è in netto contrasto con quelli “narrati” nella presentazione del nuovo progetto e che “chiedono” soldi al Governo invece di investire del proprio capitale per rinnovare la città e incentivarne l’economia.
Un imprenditore che ha donato – insieme alla moglie, Maria Brignole Sale, duchessa di Galliera, somme stratosferiche per far fiorire l’Arte, per costruire ospedali e per sovvenzionare aiuti concreti per la città che amavano.
Gli storici locali desiderano rispedire al mittente anche la fantasiosa ricostruzione fornita nel corso del “convegno” a proposito dell’origine delle somme investite.
Non ci fu alcuna necessità di Raffaele De Ferrari di chiedere il denaro alla moglie Maria Brignole Sale per il semplice motivo che il loro matrimonio, come spesso avveniva all’epoca, era anche un sodalizio economico e le disponibilità economiche della famiglia erano “uniche” e non certo suddivise in patrimoni separati.
Si tratterebbe insomma di gossip senza alcun valore storico e che stona ancora di più se riportato in ambiti che si dovrebbe essere “seri” e professionali e improntati alla ricostruzione storica e non al pettegolezzo da rivista di terz’ordine.