Borzonasca – Operata sul tavolo da cucina di un agriturismo per rimuovere un neo e curata per le metastasi di un cancro con tisane a base di erbe e “meditazione”. Potrebbe allargarsi a episodi di violenza sessuale di gruppo, circonvenzione di incapace e truffa l’indagine sulla morte di Roberta Repetto, 40 anni, figlia dell’ex sindaco di Chiavari.
La donna è morta dopo atroce agonia e sofferenze perché il suo Santone, Paolo Bendinelli, 69 anni, Guru della comunità Anidra di Borzonasca e con sedi in Liguria e Lombardia, le avrebbe impedito di rivelare il suo stato di salute e le avrebbe imposto una cura a base di tisane e meditazione yoga.
Alla morte di Roberta Repetto è scattata l’indagine sul centro olistico, convenzionato con il Ministero dell’Istruzione come “Università Popolare” e sulla comunità di persone che ruotava attorno al Guru e che viveva come nelle “comuni” indiane, con il sospetto di violenze sessuali di gruppo, violenze fisiche e psicologiche e induzione in uno stato di assoggetamento psicologico tale da indurre le persone a versare ingenti contributi economici in favore del Guru e della comunità e a prestare la propria opera come “volontari” per lavori molto faticosi come l’edilizia e l’agricoltura.
Secondo le prime ricostruzioni, infatti, il Santone, insieme ad una ristretta cerchia di “eletti” tra i quali anche un medico chirurgo che opera in un ospedale bresciano, governava indiscusso nella comunità che via via era cresciuta con sedi in diverse regioni italiane e con una fiorente attività commerciale.
Cure olistiche, corsi di meditazione, vacanze negli agriturismi venivano pagati con ingenti somme di denaro che gli “adepti” versavano probabilmente soggiogati dai “poteri” del Santone.
Ma non viene esclusa nemmeno la pista, tutta da verificare, di vere e proprie violenze sessuali cui erano sottoposte in particolare le ragazze più avvenenti che, secondo testimoni avrebbero dormito con i membri della setta anche in gruppo e celebrando “riti energetici” nei quali il sesso era componente fondamentale. Da chiarire se la partecipazione ai riti era una scelta libera o se, piuttosto, non era una conseguenza dello stato di soggezione psicologica degli adepti rispetto a figure oggetto di venerazione spirituale e non solo.
La smentita dell’Associazione Anidra
I soci e i collaboratori del Centro Anidra si dichiarano estranei ai fatti di cronaca che vedono coinvolti come indagati il Prof. Paolo Bendinelli, il Dott. Paolo Oneda e la Dott.ssa Paola Dora. Esprimiamo la nostra umana solidarietà per la gogna mediatica che stanno subendo e auspichiamo che la magistratura possa fare chiarezza nel più breve tempo possibile sui fatti contestati. In attesa i soci e i collaboratori del Centro Anidra rimangono fedeli al principio della presunzione di innocenza stabilito nella nostra Carta costituzionale.
Inoltre, smentiamo alcune ricostruzioni di fantasia che vorrebbero i soci e i collaboratori del Centro Anidra consapevoli della malattia di Roberta prima che le fosse diagnosticata, tutto ciò non corrisponde al vero.
Così come non corrisponde al vero l’immagine di una ragazza soggiogata e manipolata in quanto la nostra amica Bobby, ancor prima che socia e collaboratrice, era una persona perfettamente capace di intendere e di volere, libera di autodeterminarsi e indipendente nelle proprie scelte. La sua presenza presso il Centro era abituale durante i fine settimana mentre durante la settimana viveva e lavorava a Chiavari presso l’azienda di famiglia, organizzava corsi di yoga con la sua scuola di formazione, viaggiava e incontrava tantissime persone. Pertanto, lasciar intendere che fosse “prigioniera” della struttura non corrisponde al vero perché Roberta Repetto viveva una vita normale come tutti noi nella totale libertà di movimento e autodeterminazione.
Il Centro Anidra smentisce altresì di aver ricevuto una multa di 30mila euro da parte dei Carabinieri del NAS trattandosi invece di una semplice diffida a modificare alcune etichette alimentari, poste su dei barattoli di marmellata, secondo le prescrizioni indicate dalla stessa autorità. Pertanto, nulla a che vedere con la pulizia dei locali, la qualità degli alimenti e le procedure di preparazione degli stessi.
Il Centro Anidra, a tutela dell’immagine e del decoro professionale di ciascun socio e collaboratore, ha conferito mandato all’Avv. Andrea Vernazza del Foro di Genova affinché tuteli i soci in ogni sede competente da ogni azione minacciosa, diffamatoria o calunniosa nei loro confronti