Francesco Conte, agente morto Santa Margherita LigureGenova – Sarà l’autopsia a chiarire con certezza le cause del decesso di Francesco Conte, l’agente di polizia locale di Santa Margherita Ligure, deceduto a causa di un probabile infarto dopo una visita della Guardia Medica che aveva escluso la necessità di esami più approfonditi nonostante il malessere continuato dell’uomo.
La perizia medico legale dovrà stabilire se il malore che ha stroncato la vita del 53enne potesse essere riconosciuto ed evitato considerando che l’uomo era stato visitato da un medico intervenuto a domicilio.
La famiglia dell’uomo aveva chiesto l’intervento della Guardia Medica a seguito di un malessere intermittente e sintomi che – secondo l’ipotesi investigativa – potevano ricondurre ad un problema cardiaco.
I familiari avevo inoltre segnalato ai medici che l’uomo aveva “familiarità” con i problemi cardiaci visto che il padre era morto all’età di 62 anni proprio a causa di un infarto.

La visita si sarebbe invece conclusa con la prescrizione di farmaci gastro protettori e senza un ulteriore approfondimento sanitario che, secondo i familiari avrebbe forse salvato la vita all’agente.

La Procura di Genova ha aperto un fascicolo di indagine per la morte di Francesco Conte, ed ha iscritto nel registro degli indagati il medico che ha effettuato la visita.
Un “atto dovuto” per consentire al medico di difendersi adeguatamente e di nominare propri consulenti per gli esami legali.
L’ipotesi di indagine è di omicidio colposo e il medico del servizio di Continuità assistenziale di Rapallo, della Asl 4, rischia una pesante condanna.

Lo studio legale che segue il caso per conto della famiglia dell’agente deceduto fa sapere che il “gigante buono”, com’era soprannominato Francesco Conte per la sua stazza imponente unita a una grande bontà d’animo e disponibilità verso tutti, negli ultimi giorni lamentava, tra gli altri, un dolore intermittente al petto e la sera del 6 luglio ha chiamato la guardia medica, che alle 22.10 ha raggiunto la sua abitazione.

Il paziente avrebbe riferito al dottore che la sera precedente aveva vomitato, che aveva tosse e dolori al torace, dicendosi preoccupato anche per la familiarità con le malattie cardiache: suo padre era deceduto ad appena 62 anni proprio a causa di un infarto.

Il sanitario tuttavia, verificato che i parametri al momento erano a norma, non ha ritenuto necessari altri approfondimenti e gli ha prescritto alcuni medicinali, dell’aerosol e gastroprotettori.
Impossibile per la moglie e le due figlie dell’agente, una delle quali ancora minore, sconvolte dal dramma che si sarebbe improvvisamente consumato nella notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 luglio, non ripensare a quella visita e chiedersi se il destino del loro caro sarebbe potuto essere diverso nel caso in cui fosse stato invece trasportato all’ospedale.
Anche se a effettuare la segnalazione alla Procura sono stati direttamente i carabinieri dopo essere venuti a conoscenza per caso della circostanza durante delle pratiche burocratiche legate al decesso del vigile.

Un caso, quello della morte dell’agente di polizia locale, che riporta d’attualità la discussione sui tagli disposti alla spesa sanitaria e sulla possibilità, da parte delle Asl di “richiamare” i medici che prescrivono “troppi esami” ai loro pazienti.
Una scelta che, da un lato contrasta gli eccessi ma, dall’altro, rischia di indurre i medici ad evitare controlli ed approfondimenti che potrebbero rivelarsi “inutili” o salvare una vita.
Provvedimenti impopolari e che potrebbero essere alla base di moltissimi casi di malasanità in tutta Italia.