Genova – E’ attesa da un momento all’altro, a Roma, la sentenza della Corte di Cassazione chiamata a decidere sul “caso” di Martina Rossi, la studentessa genovese precipitata da un balcone di un albergo di Palma di Maiorca per sfuggire ad una tentata violenza sessuale.
I giudici sono chiamati a valutare il corretto svolgimento del processo di Appello che ha condannato i due giovani che, all’epoca dei fatti erano con la ragazza nella stanza d’albergo della tragedia e che avrebbero tentato di abusare di Martina innescando il tentativo di fuga concluso tragicamente.
La Cassazione potrebbe decidere che quanto deciso dai giudici di Appello è corretto e confermare definitivamente la condanna oppure rinviare ad un nuovo processo che, però, non verrebbe mai aperto poiché il reato di tentata violenza sessuale di gruppo finirebbe per cadere in prescrizione.
Il reato decadrebbe tra circa 9 giorni, troppo pochi anche solo per iniziare il processo.
Ad attendere la decisione della Cassazione, oltre ai genitori di Martina Rossi, anche milioni di cittadini italiani scandalizzati per la prescrizione dell’altro reato: la morte in conseguenza di altro reato che i due giovani hanno “schivato” appunto, con il tempo passato tra l’avvio del processo e la condanna.
Ora i giudici possono decidere tra la conferma della condanna, che potrebbe fare giustizia sul caso, oppure riformare la sentenza aprendo di fatto le porte alla conclusione dell’iter giudiziario per avvenuta prescrizione.
Una proposta di legge per “congelare” la prescrizione sino a conclusione del processo è rimasta “lettera morta” in Parlamento nonostante le forti pressioni dell’opinione pubblica che considera vergognoso che una persona non veda concludere il processo avviato perché reati della gravità di quello di “morte in conseguenza di altro reato” e “tentata violenza sessuale di gruppo” rientrano tra quelli per i quali interviene la conclusione del processo, anche senza sentenza, se trascorre un certi numero di anni.
Una “non giustizia” anche per coloro che, coinvolti nelle indagini, ne uscirebbero con la “macchia perpetua” di un processo mai concluso e che non chiarisce se l’imputato era colpevole o meno.
La Riforma della Giustizia chiesta dagli italiani non prevede l’estensione della prescrizione ma, semmai, il potenziamento degli uffici e dei Tribunali che dovrebbero essere chiamati a ridurre i vergognosi tempi della Giustizia italiana.