Genova – La Cassazione ha respinto il ricorso, presentato da otto dei 56 imputati per il crollo del Ponte Morandi e la morte di 43 persone, per ricusare (e cambiare) il giudice Paola Faggioni.
Potrà riprendere ed avanzare velocemente il processo per la tragedia del ponte Morandi del 14 agosto 2018 e per dare giustizia alle 43 vittime ed ai loro familiari.
Il ricorso era stato presentato perché il giudice Faggioni aveva già lavorato ad un caso “parallelo” a quello del ponte Morandi, per le barriere fono assorbenti, e si era espressa contro Autostrade per l’Italia e questo, secondo i legali della difesa degli 8 imputati, dimostrerebbe un “preconcetto” sulla vicenda.
Una teoria che la Cassazione ha respinto (dopo altri pronunciamenti sempre contrari da parte di altri gradi di Giudizio) il ricorso e ora il processo dovrebbe procedere speditamente sino alla conclusione.
Un “espediente” – secondo alcuni osservatori del processo – per allungare il processo e per far scattare le prescrizioni per alcuni dei reati.
Di certo sono soddisfatti sono i familiari delle 43 vittime del Ponte Morandi e lo comunicano attraverso Egle Possetti, presidente del Comitato Ricordo delle Vittime di Ponte Morandi che è intervenuta alla notizia della decisione della Cassazione contro il ricorso.
“Ora si può ripartire – ha commentato Egle Possetti – siamo molto contenti e sollevati che si possa procedere senza intoppi”.
Una “stoccata” viene riservata a quanto avvenuto, con prolungamento dei tempi processuali.
“Penso che se qualcuno avesse la possibilità di dimostrare di essere estraneo al crollo di Ponte Morandi – ha spiegato Egle Possetti – o comunque di non avere delle responsabilità, non vedrebbe l’ora di portare avanti il processo”.
“Sicuramente c’è indagato e indagato e non tutti gli imputati ragionano allo stesso modo – ha proseguito Egle Possetti – Adesso guardiamo con fiducia ai prossimi appuntamenti”.
Resta la delusione per l’esclusione del Comitato dei parenti delle vittime come parti civili anche e soprattutto per la motivazione che continua a suscitare perplessità. Il comitato si sarebbe costituiti “a posteriori” rispetto a quando si sono commessi i reati contestati.
Una “ovvietà” visto che i familiari delle Vittime, prima della tragedia del Morandi, non erano tali e – come ripete sempre Possetti “se avessero potuto immaginare cosa sarebbe successo avrebbero impedito con ogni mezzo ai familiari di percorrere il ponte Morandi quel terribile 14 agosto”.
Il Comitato in Ricordo delle Vittime del Morandi continuerà a seguire “da vicino” il processo e intanto lavora per far approvare il disegno di legge per il riconoscimento della figura delle “vittime dell’Incuria” per tutte le persone che hanno perso la vita in circostanze nelle quali è presente una struttura dello Stato che non viene curata e mantenuta in piena efficenza.
Una proposta di Legge accolta con entusiasmo da deputati di ogni schieramento ma che resta bloccata in Parlamento senza alcuna spiegazione plausibile.